Picasso, Novecento a muso duro
Il pittore fantastico e tragico che ha sconvolto la storia dell’arte
esta di donna (Fernande), olio su tela
Ritratto di Dora Maar, olio su tavola
Donna seduta appoggiata sui gomiti (Marie-Thérèse), olio su tela
Strumenti musicali su un tavolo (1924-1926 circa), olio su tela.
Testa di toro con studi di occhi. Schizzo per “Guernica” (20 maggio 1937), matita, guazzo su carta telata
Studio per testa piangente (II). Schizzo per “Guernica” (24 maggio 1937), matita, guazzo su carta telata
esta piangente (VI). Post scriptum a “Guernica” (13 giugno 1937), matita, guazzo, matite colorate su carta telata
Testa di cavallo (I). Schizzo per “Guernica” (20 maggio 1937), matita, guazzo su carta telata
Il pittore e la modella (1963), olio su tela.
Parigi, aprile 1993, Museo Picasso, una bambina di cinque anni dal volto di una Madonna senese, occhi vispi e curiosi, due fessure cinesi alla Simone Martini, è sola e s’avventura in un bosco di strane figure. Corre, si ferma, osserva i quadri, rapita. Fugge via come una rondine tra i visitatori. Forse gioca a nascondino con Picasso, il padrone di casa che ora si è mischiato tra i visitatori vestito da invisibile Arlecchino. Solo la bambina lo vede guizzare tra la gente ed è radiosa di bellezza. Mima una smorfia alle distorte pitture, inventa per loro un impossibile passo di danza, ride, carezza il gatto in bronzo troppo fermo per essere vero, ma è più vero del vero, perché l’arte ha questo potere e Picasso è un mago dell’arte che inventa una sua realtà. Un burattinaio che tira i fili, quando vuole e come vuole, di tutto ciò che lo appassiona e poi l’abbandona di colpo e lo riprende dopo infinite sperimentazioni e salti di logica. La creatura si scalmana, trafelata da una sala all’altra senza la vigilanza del babbo che la perde più volte e la vede risbucare contenta, sortita tra i mille colori violenti di Picasso. Accaldata, color della pesca in fiamme, della rosa mattutina. Vuota il sacco delle sue fulgenti conquiste. Dice con la sicurezza tonante di una regina: «Picasso è un genio!», «Fa quel che gli pare!», «Quando lavora si diverte!».
L’innocenza e la sapienza dei bambini è sconvolgente. La poetica dell’artista spagnolo è quella di incantarci davanti alle sue opere che ci ammaliano con gli occhi sbarrati, grumi e matasse di colori forti. Ricco di quelle sue forme spezzate e talvolta brutali, ma ricondotte all’ovile della figura umana anche quando deraglia nel capriccio e nella più sfrenata indagine della linea. Picasso è un terremoto che ha l’epicentro nella storia dell’arte e nella natura da cui diluvia e prende ogni cosa che gli capita a tiro. Da questa difficile convivenza proprio tra natura e storia, tra visione e artificio nasce la scintilla del suo fare. In realtà è attratto come un biologo o un ingegnere a cogliere il momento della germinazione della forma e dell’estensione sonora del colore......
di Massimo Lippi