Nomachi sulle strade del sacro
Nell’obiettivo del fotografo giapponese la ricerca e la speranza di Dio
La mostra “Nomachi. Le vie del sacro” raccoglie infatti una splendida selezione di duecento immagini realizzate dal grande fotografo lungo i pellegrinaggi che idealmente, perché emblema del nostro comune destino, uniscono l’Africa all’India, il Medio Oriente al Tibet, la Mecca all’Himalaya, il Gange alle Ande. Se il pellegrino è colui che per agros, cioè attraverso i campi, raggiunge il luogo sacro, allora anche Nomachi è un pellegrino. I campi sono quelli che circondano il suo villaggio, Mihara, tra le belle montagne del distretto di Hata nel Sud del Giappone. I luoghi sacri da “conquistare” sono a volte spazi aperti, vastissimi, ostili, di fronte ai quali l’uomo di fede s’inchina, si piega, si stende a terra. E non è un caso se Kazuyoshi, lui che viene da un paesino di mille e ottocento abitanti famoso per la produzione dell’inchiostro più ricercato dai calligrafi, abbia scelto come prima tappa del suo personale e articolatissimo pellegrinaggio il luogo che assomiglia a una pagina bianca. Una pagina crudele che rivela la vacuità del gesto di chiunque voglia lasciare un segno, lettera o ideogramma. Ed è il Sahara, il nulla che danza......
di Laura Leonelli