Nella storia tutto si trasforma
Dalla peste ai maya, i modelli catastrofisti di nascita-crescita-collasso delle civiltà ignorano che esistono infiniti modi di superare (o aggirare) le grandi crisi
Franco Cardini
Come recita un antico adagio, “non tutto il male vien per nuocere”. V’è al riguardo una larga messe di battute, di aneddoti, di proverbi, di aforismi, di barzellette, dal nostro Occidente fino in Cina. Una disgrazia, certo, non si augura a nessuno: tuttavia si può dire che nell’esperienza di ciascuno di noi una disgrazia, un disguido seccante, un contrattempo grave talora sfociano in complicazioni ulteriori e in depressioni gravi, ma talaltra provocano reazioni straordinariamente vigorose, stimolano l’energia, inducono a scoprire insospettate risorse materiali e spirituali. Così per i popoli, così per la storia. È ben noto che all’indomani di guerre magari perdute, di gravi rovesci sociali, di cataclismi naturali, si riesce spesso a fornire una risposta collettiva di forza straordinaria che ribalta la situazione di svantaggio mutandola nel suo contrario. Come quando si esce da una grave malattia con una rinnovata voglia di vivere; come quando a un inverno rigido e spietato tien dietro una prorompente, luminosa e profumata primavera.
Scorrendo i secoli, modelli storici di questo tipo si trovano di frequente: peccato doversi limitare per ragioni di spazio e di tempo a una casistica sommaria. La “leggenda dell’Anno Mille”, nella realtà delle cose del tutto priva di fondamento, narra come nell’ultima notte del primo millennio dell’era cristiana la gente si raccogliesse tremante attorno ai santuari e alle pievi aspettando la fine del mondo, ma all’indomani, dopo lo spettacolo di un sereno radioso mattino, tutti tornassero rinfrancati a casa loro e si dessero con maggior lena a lavorare, a costruire, a popolare la terra di nuovi nati. Nulla di ciò è successo. Vero è tuttavia che nel periodo fra IX e XI secolo (caratterizzato fra l’altro da un surriscaldamento planetario analogo al presente, a causa della “sinusoide climatica”) gli annunzi e le profezie riguardanti l’avvento dell’Anticristo e l’Apocalisse incombente si moltiplicarono; e costituirono un presagio dell’avvento di una nuova fase climatica e idrogeologica, e una concausa della rinascita agricola, demografica e quindi anche economica e politica straordinariamente positiva, vissuta nel mondo eurasiomediterraneo dei secoli XI-XIII: l’era dell’arte romanica, della poesia trobadorica, della conquista di nuove terre da mettere a coltura, dei pellegrinaggi e dei commerci, delle cattedrali e delle università.
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