Nella patria di Abramo
Luogo vivo e sacro, Israele è la meta ultima a cui tutti gli ebrei tendono, attirati come da un profondo legame amoroso
Esistono tre pilastri concettuali fondamentali nella storia del popolo ebraico: il Dio di Israele, la Torah di Israele, il Popolo di Israele. Tutti e tre questi pilastri si connettono e si sviluppano nella persona e nel comportamento di Abramo. Abramo è il momento zero della storia di Israele, di quell’avventura spirituale, cioè, che rivoluzionerà e condizionerà la storia del mondo. Tutto inizia con una chiamata perentoria: «Abbandona la tua terra, la tua patria, la tua famiglia e vai verso la terra che io ti indicherò» (Gn 12,1). A questa chiamata verso l’ignoto, Abramo obbedisce, lasciandosi alle spalle un’esperienza di vita, culturale e religiosa, nient’affatto trascurabile: Ur della Caldea allora non era un luogo selvaggio e inospitale, ma, al contrario, un luogo in cui si coltivavano la scienza, la matematica e l’astronomia.
Secondo il Midrash, Abramo già autonomamente, cioè attraverso la forza del ragionamento, era pervenuto all’idea di un Dio unico, creatore del cielo e della terra. La chiamata mirava a farlo partecipe dell’idea di Dio non più soltanto in forza del ragionamento, ma della Rivelazione a lui di Dio stesso, che lo chiamava, annunciandogli che sarebbe divenuto il capostipite di un’innumerevole schiera di timorosi di Dio e di uomini di fede, i quali avrebbero avuto in eredità eterna la Terra di Canaan, poi divenuta Terra di Israele. Tale benedizione e tale investitura saranno successivamente estese ai patriarchi, con la particolare promessa, anche a loro, di poter possedere per sé e per i loro discendenti la Terra «verso la quale gli occhi del Signore sono perennemente rivolti» (Dt 21,12)......
di Giuseppe Laras