Milesi, disegnare il paesaggio
Un architetto bergamasco per la rinascita di un lembo di Maremma: dal restauro di antichi castelli alla cantina di Colle Massari, dal monastero benedettino di Siloe al Forum della Fondazione Bertarelli
Il rinascimento non è solo una storia meravigliosa e irripetibile. Il rinascimento è una possibilità presente. E un lembo di Maremma – una sinfonia di colline nel comune di Cinigiano (duemilaseicento anime) – ne è testimonianza. Un territorio vergine ma povero, fino a tempi recenti coltivato a grano e pascolo per greggi. Eppure la possibilità di riscatto nasce proprio dalla terra e da quel che la terra può dare. A partire dall’intuizione di alcuni, come Leonardo Salustri e la famiglia Bertarelli: puntare alla produzione di un vino in grado di competere con il miglior Brunello e alla coltivazione dell’olivo sempre nell’ottica dell’eccellenza. Così grazie alle competenze e al lavoro quella che era, agli occhi di molti, una sfida impossibile diventa realtà. Una rinascita che vede tra i protagonisti Edoardo Milesi, architetto bergamasco che ha scelto la Toscana come seconda patria. La sua visione non si ferma a singoli edifici ma abbraccia l’intero paesaggio e la sua storia: il restauro di antichi castelli, il cui destino sembrava quello romantico ma inospitale del rudere, come Vicarello e Colle Massari; la riqualificazione e ampliamento della scuola di Cinigiano; la realizzazione di nuove abitazioni e realtà produttive; progetti di grande importanza e bellezza come la cantina di Colle Massari, il monastero di Siloe e il teatro Forum della Fondazione Bertarelli. E così i luoghi della storia, della fede, dell’abitare e del lavoro generano un processo per la rinascita di un territorio e del popolo che lo abita e una creatività fatta di bellezza, ricerca, cultura, musica e preghiera. Il paesaggio è segnato da venticinque progetti a firma di Milesi, anche grazie al Prusst della Comunità Montana dell’Amiata, il programma di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile, da lui ideato e realizzato. Un progetto che nasce dalla conoscenza e dall’amore per questo lembo di Maremma e contemporaneamente dal dialogo con chi lo abita e ne ha fatto l’orizzonte della vita. Nel suo disegnare il paesaggio, nel suo fare architettura Milesi abbraccia la natura e l’uomo in una visione capace di mettere al centro la persona tutta intera, con i suoi bisogni e i suoi sogni, con la sua capacità di fare e la capacità di contemplare. Dice: «Sono sempre più convinto che il progetto dell’architetto è molto lontano dall’essere un progetto tecnico. Mi interessa capire come agisce l’architettura su chi la abita, quali effetti produce nel pensiero di chi la vive, in che modo riesce a innescare rapporti, reazioni e nuove azioni creative. Per capire occorre riflettere – prima che di edilizia – di biologia, di filosofia, psicologia, geografia, antropologia, arte. Al centro è la cultura. L’architettura così intesa non è solo un fatto fisico, il suo valore reale sono gli effetti che produce. Le sue potenzialità performative sono in grado di influenzare, incoraggiare, a volte costringere le persone a comportarsi in modo diverso sia mentalmente che fisicamente. Osservare e ascoltare la natura, che ha sull’uomo e le sue relazioni sociali lo stesso potere, mi ha aiutato molto».
di Giovanni Gazzaneo