Luoghi dell' Infinito > Luzi e Pienza, un amore corrisposto

Luzi e Pienza, un amore corrisposto

Il poeta vi giunse quasi per caso, grazie a Leone Piccioni, e la scelse come città elettiva dove trascorrere le sue estati. L’Amiata alla finestra e la grande amicizia con don Flori

​Alfiero Petreni

A partire dall’estate del 1979, fino al settembre 2004, il poeta Mario Luzi ha trascorso tutte le estati a Pienza, dove nel 1994, in occasione dei suoi 80 anni, riceve la Cittadinanza onoraria. L’amore per la Val d’Orcia è inscindibilmente legato alle amicizie che nella città di Pio II il poeta ha coltivato. Voglio ricardare quelli a lui più cari, che con lui hanno formato uno straordinario cenacolo. Don Fernaldo Flori, il “padrone di casa”, rettore del Seminario Vescovile, lo ha ospitato per oltre venti anni: uomo di grande fede e di vivissima cultura, studioso di letteratura antica e moderna, poeta lui stesso, autore di diari pubblicati dopo la sua morte a cura di Luzi. Leone Piccioni è stato saggista, critico letterario, studioso di Ungaretti, per il quale ha curato il Meridiano. Mario Specchio, scrittore, poeta, docente alle università di Urbino e Siena, germanista finissimo oratore. Don Ivo Petri, storico, autore di una ricercata Storia di Pienza, studioso di Pio II, letterato, organista, canonico della Cattedrale, uno spirito acuto e attento dei valori cristiani.
A questi amici di lunga data ci sarebbe da aggiungere molti altri, di Pienza e non, che venivano volentieri per incontrarlo, nel parco dei lecci, del Seminario, o a camminare con lui lungo le vie di Pienza, o le stradine in Val d’Orcia, o meglio ancora nella chiesa di Sant’Anna in Camprena.
Ecco come Luzi racconta il primo incontro con la città di Pio II: «Io non posso fare a meno di stare alcune settimane a Pienza nella compagnia di don Flori e in quel paesaggio, in quell’ambiente. Ero capitato là per un antico richiamo, a San Quirico d’Orcia, dove stavo solo, poi fui raggiunto, non so come, da questi amici di Pienza che seppero che ero lì [...] Fra me e Pienza c’è una simbiosi tutta immaginativa più che esistenziale.».
[...]