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Legno architettura vivente

È il primo materiale usato dall’uomo per costruire ed è sempre più al centro dell’attenzione degli architetti:case, scuole e soprattutto chiese

​Capanne e palafitte: sono i primi testi con cui l’essere umano ha scritto sulla crosta terrestre la propria capacità di conformare l’ambiente per abitarlo e renderlo amico. Erano di legno. Un materiale che accompagna la storia, da sempre. Frasche, rami, tronchi si manovrano con relativa facilità. Si incidono, incavano, piegano e raddrizzano per sopperire a necessità, concretare progetti, ricercare bellezza. È l’albero il prototipo della colonna e la sua fronda è la cupola delle origini, disegnata dalla natura stessa: ci si sta sotto e non ci si sente soli, si guarda in alto e ci si sente protetti. Sono questi gli elementi che abbiamo imparato a imitare per primi, studiando l’arte ancestrale della sopravvivenza, la madre di ogni altro sapere.
Certo, per le costruzioni c’è anche l’uso della pietra e della terra nelle molteplici loro varietà: argilla, sabbia, cemento... Ma il legno è per eccellenza il materiale che ci è da sempre stato vicino. Perché a toccarlo non respinge con freddezza: ci rende calore e si lascia carezzare. E a guardarlo racconta la storia della vita che fluisce: le sue venature hanno il fremito gioioso della linfa che scorre e trasfonde le forze smisurate della biosfera – acqua, luce, vento – in un corpo che cresce e respira.
La ruvida irregolarità delle sue superfici oggi è plasmata da strumentazioni che possono portarla a un’immagine di perfezione geometrica, simile a quella del cristallo e dei suoi piani, lisci come lo specchio. Le dimensioni, limitate un tempo dalla struttura stessa delle piante, sono oggi ampliate dalla possibilità di segare, innestare e incollare la materia per comporre assi di lunghezza un tempo impensabile, dotate della regolarità tipica delle produzioni industriali. Questa è la tecnica chiamata “lamellare”, per via del modo in cui i pezzi diversi sono uniti, tagliandone le estremità in lamelle che si inseriscono le une nelle altre come si potrebbe fare con i pettini. Altre tecniche consentono di sovrapporre strati per ottenere lastre leggere e ampie: il legno “compensato”. Altre ancora prendono le scaglie – scarti – e le pressano assieme componendo pannelli dal volto variegato, sia nei disegni, sia nelle cromie.
Pur con il proliferare di edifici in acciaio e vetro, pur nell’esubero delle cementificazioni che dilagano, il legno non è mai superato, non passa con le mode, non tramonta con l’avanzare della tecnologia. Anzi, è sempre occasione di riscoperta.
 
di Leonardo Servadio