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Le catacombe ritrovate

Il pellegrinaggio a Roma nasce dal desiderio di venerare gli apostoli e i martiri. I siti delle loro tombe sono stati al centro di nuova attenzione dal Cinquecento, ma è nell’Ottocento che nasce una vera archeologia cristiana

​Pasquale Iacobone

Con la Bolla Spes non confundit (“La speranza non delude”, Rm 5,5) papa Francesco ha indetto il Giubileo del 2025, invitando tutti i credenti, ma anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a farsi “pellegrini di speranza”. Nella Bolla, così come nelle Norme della Penitenzieria Apostolica, sono elencati i luoghi sacri in cui è possibile fruire dell’indulgenza concessa per l’occasione. Accanto alle quattro basiliche papali (San Pietro, San Paolo fuori le Mura, Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano) vengono espressamente citate le catacombe cristiane come meta tradizionale del pellegrinaggio: «Anche nel prossimo anno i pellegrini di speranza non mancheranno di percorrere vie antiche e moderne per vivere intensamente l’esperienza giubilare. Nella stessa città di Roma, inoltre, saranno presenti itinerari di fede, in aggiunta a quelli tradizionali delle catacombe e delle Sette Chiese» (n. 5).
Le catacombe, e in particolare quelle su cui sono sorte le basiliche che rientrano nel “giro delle sette chiese” (San Sebastiano e San Lorenzo fuori le Mura) sono sempre state, sin dall’antichità, meta privilegiata del pellegrinaggio a Roma. «Sulle pareti di catacombe e chiese, su colonne e affreschi i romei avevano graffiato e continuavano a sgraffiare la loro presenza: croci, nomi, brevissime frasi a testimonianza di una speranza realizzata, di un peccato assolto, di una sacralità finalmente partecipata, di una redenzione conquistata. Roma era sempre più “Gerusalem civitas et ornamentum martyrum Domini”», come scriveva Massimo Miglio nel saggio Romei a Roma nel primo volume de La storia dei Giubilei.
In effetti il pellegrinaggio a Roma si sviluppa proprio per il desiderio di vedere e toccare con mano le memorie apostoliche di Pietro e Paolo, di venerare i sepolcri dei numerosissimi martiri, disseminati nei cimiteri dislocati lungo le vie consolari, di pregare a contatto con le loro spoglie mortali per chiedere la loro intercessione e la loro protezione. Sono numerose e autorevoli le testimonianze che ci parlano di questo pellegrinaggio presso le tombe venerate e le catacombe che le contenevano, pellegrinaggio che si sviluppa a partire dal IV secolo, soprattutto per volontà di papa Damaso (366-384), il quale era un grande cultore dei martiri e volle rintracciare i loro sepolcri, renderli più accessibili con percorsi facilitati e diretti, e monumentalizzarli con edicole, cibori, transenne e con le famose epigrafi contenenti i versi da lui dettati, le cosiddette “damasiane”, incise con caratteri elegantissimi dal calligrafo Furio Dionisio Filocalo.
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