Le banche e il valore dell'arte
Una mostra, alla Gallerie d’Italia a Milano, racconta mecenatismo e collezionismo dell’alta finanza, dai Medici fino al Novecento
Fernando Mazzocca
Il dialogo intenso e le relazioni privilegiate tra artisti e committenti costituiscono uno dei nodi cruciali per lo sviluppo delle arti. Capolavori di tutti i tempi sono nati grazie all’incontro e alle sinergie tra genio artistico da un lato e idee, ambizioni e mezzi economici di una committenza illuminata dall’altro. Dedicata a un particolare aspetto di questo fenomeno è la mostra “Dai Medici ai Rotschild. Mecenati, collezionisti, filantropi”, nelle Gallerie d’Italia a Milano. Se si ripercorre infatti nell’arco di circa sei secoli, dal Rinascimento alla prima metà del Novecento, la storia dell’arte occidentale, ci si accorge del fatto che i grandi banchieri sono stati tra i più importanti collezionisti di tutti i tempi. Si tratta di personaggi che hanno voluto consacrare la loro ricchezza e la loro ascesa sociale ponendosi in gara con i sovrani e l’aristocrazia nel proteggere e incoraggiare gli artisti, anche acquistando le loro opere, e rivolgendosi nello stesso tempo all’arte del passato. Molte di queste collezioni sono andate disperse; altre, in numero minore, sono giunte sino a noi in possesso degli eredi di coloro che le avevano realizzate. Fortunatamente quelle più importanti sono andate a costituire nuclei fondamentali nelle raccolte museali di tutto il mondo, o sono divenute musei esse stesse.
A diversi di questi banchieri sono stati dedicati degli studi importanti, ma esistono delle figure in attesa di nuove ricerche, e comunque non è mai stato gettato uno sguardo d’insieme sul fenomeno, come abbiamo cercato di fare con questa mostra. Ognuna delle undici sezioni che compongono il percorso espositivo è dedicata a un singolo personaggio, rievocato attraverso il suo ritratto, le fastose dimore in cui ha ambientato le sue raccolte e una serie di opere, spesso capolavori, che documentano le sue scelte, il suo orientamento culturale e il suo gusto. Si tratta di figure che hanno lasciato una profonda impronta non solo nella storia politico-finanziaria, ma anche in quella delle arti. Per questi grandi banchieri, infatti, il mecenatismo artistico e il collezionismo sono stati - come ha sottolineato Pierre Bourdieu - gli strumenti strategici di rappresentazione e di affermazione sociale, attraverso i quali hanno trasformato il capitale economico in capitale culturale e simbolico. In diversi è prevalso anche l’impegno civile, per cui oltre a spendersi sul fronte artistico e culturale hanno svolto anche un’importante attività di benefattori, in molti casi lasciando un segno inconfondibile nella storia.
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