La strada di Ignazio per il cielo
Gli “Esercizi spirituali” sono un tesoro consegnato alla Chiesa Un cammino di conversione, immerso nella storia sacra
Jacques Servais
Gli Esercizi «sono tutto il meglio che io possa pensare, sentire e comprendere in questa vita, sia perchè l’uomo possa tirare profitto per se stesso sia perché possa portare frutto e aiutare molti altri», scriveva sant’Ignazio (Loyola, 23 ottobre 1491 - Roma, 31 luglio 1556) nella lettera del 16 novembre 1536. Egli aveva la viva coscienza di aver ricevuto con essi un dono da trasmettere alla Chiesa. Questa, del resto, l’ha compreso, come risulta sia dalle testimonianze dei suoi santi (Francesco di Sales, Carlo Borromeo…) che dalle dichiarazioni dei suoi pastori (Benedetto XIV, Leone XIII, Pio X, Pio XI…) fino a oggi. Mentre era ancora senza cultura – e in realtà non sarà mai uno speculativo – Iñigo de Loyola compose un libretto al quale diede il nome di “Esercizi spirituali”, un’espressione che poi tanti useranno come titolo di un cammino proposto ai fedeli per aborrire i loro peccati e imitare gli esempi di Gesù Cristo. Per quanto maldestra fosse la sua scrittura, il libretto che egli lasciò in eredità ai gesuiti con direttive ben precise ha un privilegio imparagonabile rispetto a tutti gli altri metodi che verranno sviluppati in seguito.
Gli Esercizi di sant’Ignazio non sono un libro di lettura spirituale. Per averne una conoscenza concreta, non basta una semplice lettura del testo, d’altronde di scarso tenore letterario, o una presentazione sotto forma di commenti e sviluppi teorici. Serve, invece, una pratica individuale guidata da qualcuno. Chi dà gli esercizi deve limitarsi a proporre «brevi e sommarie spiegazioni» (Esercizi Spirituali 2), e a seguire passo dopo passo chi li fa, badando a che gli atti dell’intelligenza» con i quali l’esercitante riflette e ragiona siano accompagnati dagli «atti della volontà», e che quando egli «muove gli affetti» abbia il senso della giusta distanza e «riverenza» nei confronti di Dio (ES 3). Del percorso generale di questi Esercizi completi, che si dovrebbero concludere più o meno in trenta giorni, Ignazio dà comunque nelle “Annotazioni” preliminari una succinta descrizione. Consistono in quattro parti dedicate alla «considerazione dei peccati», alla contemplazione della vita nascosta e pubblica di Gesù, alla sua passione e alla sua risurrezione. Sono un metodo con il quale un cristiano si esercita, attraverso una conversione evangelica («davanti a Cristo posto in croce»), a seguire personalmente Gesù (contemplando tappa dopo tappa la sua vita fino alla sua passione, risurrezione e ascensione). Durante queste quattro settimane chi partecipa comincia col «disporre la propria anima per rimuovere da sé tutti gli affetti disordinati», in modo da cercare e trovare successivamente «la volontà divina nella disposizione della propria vita» (ES 1).
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