La prima icona
Sulla tradizione del mandylion, il Volto Santo acheropita, ossia non dipinto da mano umana, si radica e si sviluppa il culto dell’immagine di Cristo
Scuola di Novgorod, Volto Santo (XII secolo). Mosca, Galleria Tret’jakov (Scala)
In queste immagini non è semplicemente fissata la memoria storica di un personaggio vissuto duemila anni fa, ma è resa presente per tutte le generazioni la Salvezza incarnata nel Figlio di Dio che assume la natura umana per innalzarla fino al Padre.
In questa prospettiva si inseriscono le icone acheropite, cioè “non dipinte da mano d’uomo”: immagini della fede della Chiesa nel Mistero dell’Incarnazione, in cui Dio stesso si offre quale icona vivente e restaura nell’uomo – creato a sua immagine e somiglianza – l’icona di Dio, che era stata sfigurata nel peccato originale. Fra le tante leggende e tradizioni alla base delle acheropite ne esistono due, caratteristiche rispettivamente dell’Oriente e dell’Occidente: l’una si rifà alla prodigiosa guarigione di re Abgar di Edessa mediante un lino (mandylion) su cui era impressa l’effigie di Cristo, l’altra al gesto pietoso della Veronica, lungo la via dolorosa del Calvario.
In Oriente la tradizione del mandylion origina una tipologia iconografica in cui il volto di Cristo, raffigurato sullo sfondo di un telo occupa quasi tutta la superficie della tavola; nel nimbo è inscritta la croce, memoria della Passione, mentre lo sguardo dei grandi occhi spalancati vuol rendere l’immagine di Cristo glorioso. L’icona si trasforma così in una sorta di stendardo, attestazione della Resurrezione attraverso la Passione. Non è un caso che l’icona acheropita di Cristo fungesse tradizionalmente da vessillo innalzato sulle porte delle mura delle città o sulle truppe in battaglia, così come la croce di Cristo è l’arma della vittoria sul male e sulla morte......
di Giovanna Parravicini