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La musica dei Giubilei

Dal suono del corno che apriva il giubileo ebraico alle partiture, spesso innovative, che hanno segnato nei secoli gli Anni Santi

​Andrea Milanesi
“Giubileo e musica”: un tema tanto vasto quanto praticamente impossibile da esaurire in poche cartelle di un semplice articolo. Innanzitutto perché Giubileo “è musica”, nelle sue più svariate declinazioni e manifestazioni, a partire proprio dall’origine storica di questo avvenimento, radicata nella cultura religiosa ebraica - come ci tramandano le Sacre Scritture - e dall’etimologia del suo significato, come ha avuto modo di ricordare il cardinale Gianfranco Ravasi in un suo importante contributo: «Era proprio un suono musicale a scandire l’avvio del giubileo ebraico dopo “sette settimane d’anni”, come prescrive il Capitolo 25 del libro biblico del Levitico. Anzi, l’evento prendeva nome proprio dallo jobel, il corno d’ariete, il cui timbro cupo e potente lacerava l’aria e segnava l’inaugurazione di un anno di deror, cioè di liberazione, l’anno giubilare appunto: i clan ritornavano in possesso dei beni perduti o alienati durante il cinquantennio precedente, la terra era liberata dal lavoro agrario e lasciata “riposare”, si praticava la remissione dei debiti e la liberazione degli schiavi».
La celebrazione giubilare è dunque strettamente legata a un evento sonoro, com’è appunto il riecheggiare cupo di un corno ritorto d’ariete, in un rapporto di reciproca influenza identitaria, in cui la musica offre un evidente valore aggiunto a livello di significato autentico e di profonda devozione, come testimonia la voce autorevole dei Padri della Chiesa. In un brano presente nel suo commento al Salmo 32, sant’Agostino infatti afferma: «Che cosa significa cantare nel giubilo? Comprendere e non sapere spiegare a parole ciò che si canta col cuore. […] Il giubilo è la melodia con la quale il cuore effonde quanto non gli riesce di esprimere a parole. E verso chi è più giusto elevare questo canto di giubilo, se non verso l’ineffabile Dio? Infatti è ineffabile colui che tu non puoi esprimere. E se non lo puoi esprimere, e d’altra parte non puoi tacerlo, che cosa ti rimane se non giubilare? Allora il cuore si aprirà alla gioia, senza servirsi di parole, e la grandezza straordinaria della gioia non conoscerà i limiti delle sillabe».
All’interno della Bibbia si registra una sorta di ininterrotto flusso musicale che accompagna l’intera storia dell’umanità; nel Salterio si ripete incessantemente come la fede debba essere armonia e canto, come sia «bello lodare il Signore e inneggiare al Tuo nome, Altissimo, sull’arpa a dieci corde, sulla lira e con canti accompagnati da cetra» (Salmo 92), fino a quell’esplosione “orchestrale” che è rappresentata dal Salmo 150, dove corni, arpe, timpani, flauti e cembali scandiscono i ritmi delle danze e accompagnano il canto della voce umana piena di giubilo («Ogni cosa che respira lodi l’Eterno!»).
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