La miniera del colore
Gli affreschi duecenteschi nella “cripta” del duomo di Siena, scoperta inaspettata in un giacimento di bellezza inesauribile
La “miniera”! Così ho sempre chiamato il duomo di Siena. Intendo dire la miniera d’oro per tre ragioni. La prima: è la casa di Dio, la più bella, vasta, ricca e magnifica che il popolo ha tentato di offrirgli, con un lavoro di secoli, ben sapendo della inadeguatezza di ogni dimora che la creatura può offrire al suo Creatore. La sua ineffabile verità e bellezza si può soltanto cogliere con gli occhi dello spirito dell’anima e della mente. L’arte ci avvia alle facoltà della visione e della sapienza. Ci dona il sublime potere di intendere parte dei Misteri. Ci prende per mano come il pedagogo e ci conduce alla fonte dell’azione di grazie. L’uomo sempre in cammino cerca umilmente, annaspa il filo d’oro della bellezza e ne intesse brani di commovente, trepida, gioia. Fosse anche uno stecco, un fruscèllo bagnato di rugiada e messo in croce ma con infinito amore: quella sarebbe la più bella cattedrale. Questa è il vero destino dell’Arte. Lì s’incontra il Signore nell’Eucarestia davanti alla quale ogni bellezza umana scompare, anzi trova compimento. La seconda ragione è che l’arte, in se stessa, è il nativo dettato dello Spirito.
Inutile dire che un tale splendore confonde. Bisogna immergersi ogni giorno, per anni, in questa miniera inesauribile per contemplare la sua potenza e la grandezza simbolica di ogni suo dettaglio. La terza ragione è dettata dalla meraviglia di veder sorgere da quei marmi, da quelle forme, da quei colori e dalla sublime cavità dello spazio che evoca la bellezza del cosmo infinito, un messaggio segreto che d’improvviso, un giorno, si rivela. Lo stupore che t’invade ogni volta che transiti quella soglia sacra, dimostra che sei straniero in questa terra e sei al contempo in casa di tuo Padre; ospite e pellegrino, figlio adorato e pulviscolo d’oro e cenere e notte e arido carbone e fulgido diamante. Come nella preziosa miniera si trovano filoni d’oro così si trovano qui motivi di studio, infiniti. Il linguaggio dell’arte infatti si rigenera a ogni secolo in una seminagione sempre viva di stimoli e d’insegnamenti perché l’arte celebra per sua natura la gloria di Dio.
Con questo spirito sono attratto fin dalla mia tenera età dalla grandiosa miniera del duomo di Siena, un magnete di luce che si offre quale nitida contemplazione per l’anima. Perciò quando nel 1999 si è fatta la clamorosa scoperta di uno spazioso e sacro ambiente finemente dipinto a fresco sotto il duomo, non mi sono sorpreso perché quella miniera è un gettito continuo di meraviglie.
di Massimo Lippi