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La fede nella rivoluzione

La voce di Wojtyla ha guidato la storia della nazione dall’epopea degli scioperi di Danzica agli anni Duemila

​C‘è un luogo a Cracovia che negli ultimi anni è diventato un punto d’attrazione per coloro che visitano la capitale culturale della Polonia. Non è un monumento o un’opera d’arte. È una finestra che i polacchi chiamano okno Papieskie, la finestra del Papa. Si trova in via Franciszkanka, al primo piano del palazzo che ospita la Curia arcivescovile, dov’era solito affacciarsi san Giovanni Paolo II per dialogare e scherzare con i giovani ogni volta che compiva un viaggio pastorale nella sua patria. Era un incontro del tutto informale, un gesto semplice e spontaneo che accomunava il papa polacco e la sua gente al termine di giornate esaltanti e impegnative. C’era un clima di festa, c’era un popolo che vibrava all’unisono con il suo Pastore. Non per una commozione effimera, ma in forza di un sentire comune, una coscienza profonda di quel che si è e si vuole. Un popolo che ha cambiato la storia.
È questa la Polonia che ho conosciuto fin da quando, nell’estate del 1980, mi recai a Danzica per seguire da vicino il primo sciopero di massa in un Paese del blocco sovietico. La vita quotidiana era grigia e triste nella Polonia del socialismo reale, il cibo era scarso e razionato e con l’aggravarsi della crisi economica i negozi erano sempre più vuoti e le code sempre più lunghe. La miseria della società era accompagnata dalla menzogna del regime, la penuria dei generi di prima necessità era aggravata e resa ancor più insopportabile dalla mancanza della libertà. Proteste e agitazioni sociali c’erano già state ma la lotta compie un salto di qualità quando a Danzica entrano in scena i 17mila lavoratori dei cantieri navali “Lenin” che proclamano uno sciopero a oltranza fino a quando il governo non accoglierà le loro ventuno richieste, a cominciare da quella inaudita di un sindacato indipendente dal potere politico. In pochi giorni lo sciopero coinvolge tutto il litorale baltico e poi si diffonde in tutta la Polonia con i lavoratori che occupano i cantieri, le fabbriche, le miniere. È una rivoluzione autenticamente operaia contro un potere che si regge su un’ideologia rivoluzionaria e operaista. Una rivoluzione dalle salde radici popolari e cristiane che si fonda sulla solidarietà, slogan che diventerà il nome del sindacato libero polacco.

 

di Luigi Geninazzi