La fede nella rivoluzione
La voce di Wojtyla ha guidato la storia della nazione dall’epopea degli scioperi di Danzica agli anni Duemila
È questa la Polonia che ho conosciuto fin da quando, nell’estate del 1980, mi recai a Danzica per seguire da vicino il primo sciopero di massa in un Paese del blocco sovietico. La vita quotidiana era grigia e triste nella Polonia del socialismo reale, il cibo era scarso e razionato e con l’aggravarsi della crisi economica i negozi erano sempre più vuoti e le code sempre più lunghe. La miseria della società era accompagnata dalla menzogna del regime, la penuria dei generi di prima necessità era aggravata e resa ancor più insopportabile dalla mancanza della libertà. Proteste e agitazioni sociali c’erano già state ma la lotta compie un salto di qualità quando a Danzica entrano in scena i 17mila lavoratori dei cantieri navali “Lenin” che proclamano uno sciopero a oltranza fino a quando il governo non accoglierà le loro ventuno richieste, a cominciare da quella inaudita di un sindacato indipendente dal potere politico. In pochi giorni lo sciopero coinvolge tutto il litorale baltico e poi si diffonde in tutta la Polonia con i lavoratori che occupano i cantieri, le fabbriche, le miniere. È una rivoluzione autenticamente operaia contro un potere che si regge su un’ideologia rivoluzionaria e operaista. Una rivoluzione dalle salde radici popolari e cristiane che si fonda sulla solidarietà, slogan che diventerà il nome del sindacato libero polacco.
di Luigi Geninazzi