Italia, terra sacra
Il progetto dei Parchi Culturali Ecclesiali, una rete che nasce dal rapporto vitale tra fede, arte e memoria
di Giovanni Gazzaneo
Museo diffuso, così Antonio Paolucci è solito definire il Belpaese. Io amo parlare di terra sacra. Per due ragioni. La prima: ogni angolo d’Italia è segnato dalla presenza cristiana, che si è espressa in due millenni di storia anche attraverso le arti, l’architettura e le vie della fede, disegnando in profondità il nostro paesaggio. Un patrimonio di oltre 65 mila chiese (30 mila quelle storiche), 232 cattedrali, 1.700 santuari, 400 abbazie... E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Perché l’Annuncio cristiano non può semplicemente essere detto e ascoltato, fin dall’origine chiede di essere contemplato: l’arte si fa espressione della ricerca del volto di Dio per l’uomo di ogni epoca e di ogni luogo. E in virtù dell’Incarnazione l’arte cristiana ha assunto uno statuto di sacralità sconosciuto alle altre religioni. La storia del rapporto tra Dio e l’uomo ha così ispirato i primi dipinti delle catacombe e le grandi cattedrali, le pievi e i Sacri Monti...
La seconda ragione riguarda il termine “museo”: l’idea del museo rimanda – purtroppo e in modo errato – a qualcosa di relegato al passato e per questo da tutelare, valorizzare, conservare, custodire, ma in qualche modo anche “imprigionare” in una teca, in una stanza, in un edificio magari straordinario, a condizione di essere separato dalla quotidianità della vita. La grande eredità di pievi, monasteri, basiliche e cattedrali, invece, non può essere relegata a storia gloriosa di un passato che fu, ma può e deve essere uno straordinario “progetto culturale”, la cui sorgente è la fede. Nelle “pietre della memoria” , che sono gli edifici e i luoghi sacri, e nelle opere d’arte che hanno dato colore e immagine alla storia della salvezza, l’uomo contemporaneo trova modo e spazio per portare uno sguardo nuovo sulla vita e sul mondo.
di Mario Lusek