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Il volto cristiano della Regina Viarum

Percorsa da san Paolo, sede di basiliche, catacombe e antiche diocesi, la Via Appia è cosparsa delle memorie dei primi secoli del cristianesimo, la cui presenza fu determinante nel definirne l’aspetto

​Vincenzo Fiocchi Nicolai

La Via Appia svolse un ruolo determinante nell’antichità anche in relazione alla prima diffusione del cristianesimo. Città, villaggi e insediamenti rurali posti sulla strada divennero presto sedi di comunità cristiane, come attestano fonti letterarie e testimonianze monumentali. Il primo contatto con il cristianesimo della Regina Viarum si può idealmente far risalire alla primavera del 61 quando l’apostolo Paolo, come sappiamo dagli Atti del Apostoli (28, 15-16), condotto prigioniero a Roma per essere sottoposto a processo di fronte “a Cesare” con l’accusa di aver provocato gravi disordini a Gerusalemme, fu raggiunto da un gruppo di “fratelli” provenienti da Roma presso le mansiones (stazioni viarie) di Forum Appi e Tres Tabernae, situate, rispettivamente, al XLII e XXXIII miglio della via, nell’attuale zona a sud di Cisterna di Latina. Egli era giunto a Pozzuoli per nave e aveva risalito la strada, forse anche utilizzando, nel tratto tra Terracina e Forum Appi, il Decennovium, cioè il canale navigabile che fiancheggiava l’Appia per diciannove miglia, in parte ancora oggi esistente. A Roma Paolo restò due anni predicando e diffondendo il Vangelo. È possibile che la memoria del passaggio di Paolo si sia radicata in alcuni centri toccati nel viaggio e abbia contribuito a farne luoghi importanti nei primi secoli cristiani. Già nel 313, all’indomani della pace religiosa, troviamo sia Terracina che Tres Tabernae elevate a rango di sedi diocesane, segno comunque della presenza di comunità rilevanti. Anche Albano, più a nord, presso Roma, l’antica civitas Albanensis, era divenuta probabilmente sede vescovile già in età costantiniana.
La chiesa del vescovo di Terracina nel 313 non è nota archeologicamente: la cattedrale attuale di San Cesareo, impiantata all’interno dell’antico tempio romano che occupava un lato del Foro Emiliano, non può rimontare oltre l’alto Medioevo; la città disponeva nel suburbio di aree cimiteriali cristiane in cui erano stati sepolti i martiri Cesareo e Silvano, luoghi dove poi erano sorte chiese note nella loro fase medievale. A Tres Tabernae ricerche archeologiche hanno documentato la presenza di una chiesa paleocristiana situata a ridosso dell’Appia, nel cuore della stazione di posta romana rinvenuta negli scavi della Soprintendenza Archeologica per il Lazio negli anni ’90, dotata di edifici destinati all’alloggio dei viandanti, terme e lussuose residenze. Ad Albano era stato lo stesso imperatore Costantino a fondare la chiesa episcopale, dedicata a San Giovanni Battista, l’attuale San Pancrazio. Dell’edificio originario si conservano i monumentali colonnati che lo dividevano in tre navate, cifra evidente del carattere imperiale della fondazione. Nel suburbio della città, proprio lungo l’Appia, l’importante catacomba di San Senatore ospitava le tombe di alcuni martiri locali, tra cui quella del santo eponimo. La notevole estensione del cimitero sotterraneo, ricavato all’interno di una antica cava, rivela la consistenza della comunità cristiana sorta in seno al centro sviluppatosi nei pressi degli accampamenti della II Legione Partica (i Castra Albana), lì insediata agli inizi del III secolo a protezione di Roma e dei suoi imperatori; affreschi di notevole qualità ornarono, a partire dagli inizi del V secolo fino al pieno medioevo, la chiesa sotterranea che aveva accolto i resti di san Senatore, deposti all’interno di un sacello che ne comprendeva il ritratto in un affresco. Lungo le crepidini dell’Appia, sempre ad Albano, una chiesa dedicata all’apostolo Pietro, inserita nei primi anni del VI secolo all’interno delle terme romane, costituiva una sorta di anticipazione, per i fedeli in viaggio verso Roma, della visione ben più sorprendente della basilica vaticana.
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