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Gustave Eiffel, genio d’acciaio

La torre divenuta simbolo di Parigi non esaurisce il talento dell’ingegnere che inventò l’estetica della struttura

​«Finirò per essere geloso di questa Torre! È più celebre di me!», si trovò a dire, orgoglioso e insieme quasi infastidito, Gustave Eiffel (Digione, 15 dicembre 1832 - Parigi, 27 dicembre 1923) per l’enorme successo della costruzione che porta il suo nome. Inserita nella quarta Esposizione universale di Parigi del 1889, coincidente con il centenario della rivoluzione francese, essa divenne subito il simbolo internazionale della capitale.
Collocata in una delle tre aree dell’Expo, il Campo di Marte presso la Senna, nell’altezza fino ad allora impensabile di circa 304 metri - oggi 324 per le antenne televisive - e nel gioco trasparente della struttura reticolare in ferro essa si contrapponeva al gigantesco sviluppo orizzontale della Galérie des Machines, disegnata dall’architetto Dutert (1845-1906) con il supporto di tre ingegneri. Su fondazioni in cemento armato, infatti, i suoi quattro enormi piloni di base - inclinati, leggermente arcuati, gradualmente avvicinati tra loro e tagliati con piani intermedi segnati da piattaforme - si fondono a partire dai 115 metri d’altezza in un unico traliccio verticale reticolare svettante nel cielo. La Torre di 84.000 tonnellate, dalla sagoma in grado di resistere alle spinte del vento secondo un progetto brevettato già nel 1884, venne realizzata tra 1887 e 1889, con accorgimenti estetici e piccoli decori dell’architetto Stephen Sauvestre (1847-1919). Le due costruzioni, Torre e Galérie, erano destinate a essere demolite dopo l’evento commerciale. Accadde nel 1909 per la seconda; la prima invece, autofinanziata all’80% dallo stesso Eiffel per il suo mantenimento per vent’anni, è ancora tra noi grazie ai molti esperimenti scientifici da lui condotti in situ, come misurazioni meteorologiche, analisi dell’aria, telegrafia senza fili.
Nei due organismi inoltre il primato ideativo degli architetti risultò capovolto a favore di quello degli ingegneri, ponendo le premesse per un’estetica inedita. L’erezione della Torre venne ostacolata dall’élite francese più colta che - nel testo polemico Les artistes contre la tour Eiffel sul quotidiano “Le Temps” del 14 febbraio 1887 - dichiarò: «Vogliamo protestare con tutte le nostre forze […] contro l’erezione, nel cuore stesso della nostra capitale, dell’inutile e mostruosa torre Eiffel». Il giorno successivo e sullo stesso giornale, Eiffel ribatté: «Credo che la mia torre sarà bellissima. Si ritiene forse che, poiché siamo ingegneri, non ci occupiamo della bellezza nelle nostre costruzioni e che, mentre le rendiamo solide e durevoli, non ci sforziamo di renderle eleganti? […] Il primo principio dell’estetica architettonica è che le linee essenziali di un monumento siano determinate dalla perfetta rispondenza al suo scopo. Quale condizione avevo da tenere ben presente nella mia torre? La resistenza al vento. Ebbene, sostengo che le curve dei quattro spigoli del monumento, così come me le ha fornite il calcolo, daranno un’impressione di bellezza, poiché trasmetteranno agli occhi l’audacia della mia concezione».
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