Giovanni Testori. La poesia dell’umano
Il ricordo d’autore di uno scrittore e critico arcimilanese ed europeo, percosso da una forza d’amore ustionante
Davide Rondoni
Di Giovanni Testori (Novate Milanese, 12 maggio 1923 - Milano, 16 marzo 1993) conservo la lotta contro la maledizione. Contro quella che sentiva dentro di sé, alternata a una sperduta dolcezza o quasi grazia, che gli veniva da certe delicatezze avute in dono dalla madre, dagli amanti, dai paesaggi lombardi e dalle scene di vita cristiana e di pietà che vedeva nell’arte e nella vita. E la maledizione che mi scagliò contro quando un giorno, io giovane impudente poeta poco più che ventenne, da una cabina telefonica da chissà dove gli dissi: «Tu Giovanni non ami nessuno». La memoria ha inghiottito il motivo, il movente forse banale che a me parve però accendere quella offensiva contundente frase. E il colpo mi fu restituito, con violenza di lettera scritta metà a macchina e metà a mano perché l’ira forse correva più veloce dei tasti. Una lettera piena di disperate dichiarazioni d’amore o anche solo erotica dedizione a figure di ogni genere, e che si chiudeva, appunto, con una specie di maledizione, di sipario di silenzio che avrebbe dovuto, nel suo intento, calare tra noi per sempre. Ma non fu così, e a una mia visita improvvisata lassù all’hotel di rosa dipinto sopra Varese, lui rispose invece con dolcezza, e la conversazione, la frequentazione riprese. Non importa il ricordo personale, importa il tratto che in Testori tracimava da scritti a vita e da vita a scritti. L’imponenza dell’esperienza amorosa gli dettò versi d’amore tra i più belli del ’900 italiano.
Uno spirito pugile aveva, e pugili dipingeva. Non si comprende la grandezza di questo lombardo fino al midollo e fino al midollo italiano ed europeo, senza sondare la sua presunta alterità dal cosidetto canone maggiore del Novecento per scoprire invece la sua radicale coessenza alla più forte tradizione italiana ed europea. Non fu lui del resto a rivisitare in una sorta di libera ossessione teatrale, ripetuta e mutante lungo tutti i suoi anni, le figure centrali della tragedia greca e biblica, in opere che vanno da Oedipus a Erodias, e poi da Ambleto a I Promessi sposi alla prova, solo per citarne alcuni alla rinfusa? Eccentrico dunque Testori, o forse centralissimo, innervato nella tradizione europea immensa, e non nei divanetti della cultura italiana, conficcato senza riparo (ecco perché più vivo di ogni stanco cultore manierato delle tradizioni) nel fiume di sangue parole visioni che sono le primarie linfe della nostra cultura barbara e latina e cristiana.
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