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Giovanni Paolo I, povero servo e umile

“Polvere” era una delle immagini più amate da Albino Luciani. La sua vita e la sua missione sono via maestra per la Chiesa

​Beniamino Stella

Lo studio della santità di papa Giovanni Paolo I è cominciato esattamente venti anni fa, e ora giunge la beatificazione del 4 settembre prossimo in San Pietro. Fu il vescovo di Belluno-Feltre monsignor Vincenzo Savio, salesiano morto prematuramente, a fare nel 2002 questo atto di fede sulla santità di Albino Luciani: prete di una valle sconosciuta delle Dolomiti, la Valle di Garés, in Agordino, vescovo a Vittorio Veneto, diocesi né grande né piccolissima, poi patriarca a Venezia, città lagunare illustre per il suo passato e la sua storia.
La santità di Albino Luciani sta per essere riconosciuta e proclamata dalla Chiesa e la memoria di questo pontefice è nella mente e nel cuore di molti che tanti anni fa ricevettero da lui la Cresima, ascoltarono quasi a bocca aperta le sue omelie, furono da lui ordinati sacerdoti (il mio parroco di Pieve di Soligo, don Giuseppe Nadal, ne ascolta ancora la registrazione), lo videro visitare famiglie, scuole, ospedali e carceri, lo ricordano farsi rosso in viso quando Paolo VI, in visita a Venezia, gli impose la stola papale. Fedeli che lo ricordano sulla Loggia della basilica di San Pietro, appena sorridente, la sera della elezione al pontificato, e la domenica seguente alla finestra del Palazzo Apostolico, a dirci che la chiamata al soglio di Pietro lo aveva colto di sorpresa, che egli non aveva fatto studi per prepararsi a quell’impegno imprevisto, e che, se ne fosse stato edotto previamente, si sarebbe preparato meglio! Folle di popolo cristiano che durante circa un mese accorsero alle sue catechesi sull’umiltà, sulla fede, sulla speranza e sulla carità.
È stata scoperta e posta in luce, in questi venti anni di studio e di ricerca sulla sua storia come prete e come vescovo di Vittorio Veneto, Venezia e Roma, una santità serena e sorridente, umile e senza esibizione, alla fine attraente e accessibile, cara al cuore del popolo di Dio. È quella di un chierico della Chiesa di Dio – uso e sottolineo di proposito questa parola, prettamente biblica ma anche canonica, purtroppo sfigurata e contaminata da tanti aggettivi negativi e bistrattata da tante dolorose storie –, la storia di un chierico povero, servo e umile. Sono i tre aggettivi che troviamo nella conclusione del canto eucaristico Panis Angelicus di san Tommaso d’Aquino, e che a me sembrano definire alla perfezione il profilo di santità di Giovanni Paolo I.
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