Frontiera, cura, comunità. Il giardino non è un’isola
Islanda, Sicilia, Irlanda, Lanzarote: quattro casi esemplari vincitori del Premio Internazionale Carlo Scarpa. Luoghi diversi con la stessa anima collettiva
Luigi Latini
Può risultare utile, riflettendo sul valore del giardino e, più in generale, sull’idea di curare la terra, estrarre dall’esperienza più che trentennale del Premio internazionale Carlo Scarpa per il Giardino della Fondazione Benetton Studi Ricerche – un premio che è indirizzato a un luogo – il significato riposto in alcuni di questi luoghi scelti, intesi non tanto come “progetti” esemplari ma, piuttosto, come espressione di una mentalità o di un modus operandi che, indipendentemente dalla loro collocazione temporale, storica e geografica, rappresentano un invito a coltivare e rinnovare il nostro sguardo sul paesaggio.
Da un racconto che parla di luoghi vicini e lontani – sia che si tratti di un compendio rurale, un orto o un giardino, uno spazio urbano, un memoriale o un bosco –, l’idea di giardino emerge come percezione di un processo in divenire, nel quale si intersecano educazione estetica e senso di responsabilità. Si allontana l’idea di giardino come prodotto di un “disegno” che definisce uno spazio misurato a nostra immagine, prende invece forma una idea di coesistenza che si muove tra silenzio e parola, tra esercizi di immaginazione e gesti concreti. «A garden is not an object, but a process», così Ian Hamilton Finlay poeta e paesaggista scozzese, in poche parole sintetizza un aspetto centrale di questa ricerca che si interroga sul valore della cura di un luogo che prende il nome di giardino.
Possiamo estrarre dalla lista dei luoghi premiati una selezione in forma di “isolario”, mettendo in relazione alcune esplorazioni avvenute dal 2013 al 2018 in contesti più o meno remoti – Islanda, Sicilia, Lanzarote, Irlanda – nei quali la densa stratificazione storica e la peculiarità dei contesti naturali ci mostrano testimonianze e insegnamenti di valore universale. Da questi luoghi remoti, nel tempo e nello spazio, espressione di condizioni di conflitto, di scarsità di mezzi o di oblio, emergono esperienze di vita, visioni estetiche e pratiche di cura del paesaggio di grande interesse per la visione contemporanea del paesaggio. Attraverso questa ricerca, che si muove sul campo e non nelle sedi impalpabili di una lontana giuria, nel 2013 abbiamo sperimentato a Skrúður, presso Núpur, in Islanda, la forza del piccolo orto di un pastore protestante e della sua comunità insediata ai bordi di un lontanissimo fiordo; in Irlanda, a Céide Fields, luogo premiato nel 2018, è un pascolo a ridosso di una falesia a rivelare, con l’aiuto dei suoi abitanti, la bellezza di un paesaggio archeologico emerso da strati millenari di torba. Più a sud, in Sicilia, nel 2015, tra gli agrumeti della Conca d’Oro, abbiamo discusso sulle sorti di un giardino arabo normanno, assopito sulle linee di frontiera della periferia di Palermo; e, infine, nell’isola di Lanzarote, nel 2017, il Premio ha segnalato il valore di una cava abbandonata trasformata da un artista in un giardino, il Jardín de Cactus, che nasce con stupore dalle ceneri di un paesaggio vulcanico.
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