Francesco sulle orme di Paolo
Le parole e i gesti di Montini hanno esercitato un’influenza decisiva su Jorge Mario Bergoglio
Papa Francesco in piazza San Pietro, Udienza del mercoledì, 4 settembre 2013 (C. Gennari/Agenzia Siciliani).
Paolo VI tra gli operai delle acciaierie di Taranto per la celebrazione della Messa di Natale, 24 dicembre 1968 (Pepi Merisio)
Il viaggio in Terra Santa ha recentemente posto papa Francesco sulle orme di Paolo VI, a cinquant’anni di distanza. La risonanza mediatica dell’evento ha fatto rivedere le immagini del passato e ha sovrapposto il primo al secondo. Ma anche in sede di giudizio storico possiamo condividere questa sovrapposizione ideale di profili. Paolo VI, vale a dire, non è stato semplicemente uno dei più recenti predecessori di papa Bergoglio, ma è stato colui che ha esercitato su di lui l’influenza maggiore e più incisiva. In qualche modo Francesco si colloca, storicamente, nell’onda lunga del montinismo. E non è un caso, dunque, che parlando di Montini, egli lo abbia più volte appellato “grande”: «il grande Paolo VI». Bergoglio non ha solo ricordato il ministero petrino di Giovanni Battista Montini, ma anche il suo precedente lavoro in Segreteria di Stato, accanto a Pio XII, in particolare durante la Seconda guerra mondiale, quando egli fu tra coloro che si impegnarono «nell’offrire aiuto morale e materiale, nel lenire le ferite del corpo e dell’anima e nel prestare assistenza ai senza casa». Ricostruendo, dunque, la biografia spirituale e intellettuale di Jorge Mario Bergoglio due aspetti, soprattutto, sono da riportarsi a Montini, tanto che si può legittimamente parlare, per lui, di “radici montiniane
di Fulvio de Giorgi
*docente di Storia dell’educazione all’Università di Modena e Reggio Emilia