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Dentro il cuore di Scanno

La forza del lago abruzzese è sconvolgente tanto è brutale. La sua ferita apre l’anima alla luce

​Davide Rondoni

Sembra non aver fondo. Porta in sé una strana violenza. Come se ancora tutto tremasse qui per l’antica frana. Come un grido di dolore. Come un amore autentico. Il lago sta là, a forma di cuore, se visto dall’alto, e così replicato in mille e mille fotografie. Ma se è cuore è anche come un imbuto, un cannocchiale puntato verso il centro ardente della terra, della vita. Verso il fuoco profondo del vivente. E lo specchio d’acqua, visto da basso, è una lente, che riflette il cielo che cambia, cambia incessantemente.
Qui il mondo ha una grande misteriosa eloquenza.
Fai le gole dette del Sagittario, tra boschi, strapiombi, aperture lucenti su altri piccoli laghi. Zona di orsi e di silenzi a picco dal cielo. Arrivi a Scanno, luogo mitico per i fotografi, per i romani che vogliono rinfrancarsi dalla orizzontalità della città zabaione, della città tendente al Cairo. E vengono a cercare spaccati di cielo, nevi svettanti, acque limpide, vino forte. Vedi Scanno e poi non muori, ma non vivi più come prima. Il suo urlo, la sua bellezza, la sua occhiata di lupo ti entrano dentro. Da qui partivano un tempo pastori transumanti verso le pianure delle Puglie, e partono processioni verso la valle del Comino, da san Gerardo, il santo che quando arrivano gli scannesi fa miracoli.
D’inverno il luogo ha i colori del ghiaccio e del cielo nuvoloso e splendido, si incupisce di piogge, di neri pini grondanti sui fianchi delle montagne intorno, o ha lo splendore inquietante di cieli bianchissimi che si riflettono nel lago, il lago si perde, e che cosa diventa? Uno spavento bianco, un sudario, un’ostia... Eppure il lago di Scanno, col paese abbarbicato alle spalle dietro la montagna, e la chiesetta a picco sul lago, potrebbe sembrare un ameno luogo di svago e vacanza. Villette sulle rive, spiaggette, barchette, pedalò con le scritte colorate. D’estate pullula di gente che viene dal Lazio, dagli Abruzzi e anche da lontano magari su moto, auto con le bici sul tettuccio, in camper. Si trova da mangiar bene. Alberto Sordi e Azeglio Ciampi e altri vip venivano qua da Roma in vacanza, e famiglie perbene vengono, alloggiano negli hotel sobri ma ospitali. Alcuni si sfrenano in camminate, corse a cavallo, in bicicletta. Altri stendono le gambe sotto il tavolo di uno dei ristoranti dove servono arrosticini, formaggi e buon vino. Molti fanno entrambe le cose. Molti fanno il giro del lago con passo atletico. Alcuni, più rari, camminano, fanno lo stesso giro, contemplano, nel cuore uno struggimento, un dolore vago o gli indizi di una gioia irrefrenabile. Come scrive una giovane poetessa dei Castelli Romani, Flamimia Colella, che a Scanno ha dedicato versi fortissimi.
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