Dare spazio al sacro
Nel Medioevo in Italia i sagrati si sviluppano fino a diventare modelli urbanistici. Una lezione valida per tutti i secoli seguenti
Maria Antonietta Crippa
Ogni chiesa cristiana ha, o dovrebbe avere, un proprio sagrato, antistante all’ingresso, spazio esterno consacrato con specifico rito come tutta la chiesa, pertanto distinto da tutti gli altri spazi di vita, in particolare dal resto di slarghi o piazze, che la circondano, e dai quali esso si può differenziare tramite una gradinata oppure una cancellata o una balaustra. Può essere inteso anche come spazio filtro, tra l’edificio sacro e il contesto profano, oppure come prolungamento all’aperto dello spazio interno. Nelle prime chiese, come nella paleocristiana basilica romana di San Pietro, e in alcune medievali, come in quella milanese di Sant’Ambrogio, esso assunse la forma di quadriportico o atrio porticato quadrangolare, composto da un vano centrale, spesso con fonte per le abluzioni, e da portici sui quattro lati. La sua planimetria, in quella trasmigrazione di modelli civili in ambito religioso che caratterizzò molta architettura e arte paleocristiana, riproponeva, nella forma, il cuore della domus romana, il cortile interno o atrio dove ardeva il focolare e dal quale si raggiungevano tutti i locali domestici. Nel corso della lunga stagione medievale il sagrato acquisì non solo specifico carattere architettonico di piazza, spesso anche vasta, ma anche destinazioni peculiari: godeva di immunità; poteva essere usato come luogo per sepolture connesso con cimiteri addossati alle chiese; ospitava sacre rappresentazioni. Nella proliferazione di città, anche piccole, contribuiva a esaltare la rilevanza delle chiese, soprattutto delle cattedrali, luoghi civili e religiosi insieme secondo una sensibilità non più nostra.
Siamo soliti celebrare lo splendore di cattedrali, monasteri e conventi di questa età di mezzo tra antichità e mondo moderno, per la loro stretta corrispondenza tra le proprie articolazioni volumetriche, le celebrazioni cultuali, le forme della vita cristiana che essi assecondavano e la loro ricchezza simbolica, esaltata dalla convergenza delle arti. Trascuriamo invece il sistema di sagrati, piazze pubbliche con destinazioni miste, religiose e civili, in particolare d’età comunale, e piazze religiose, dimenticando quanto, gradualmente organizzato nel corso del tempo e giunto a maturità tra XII e XIII secolo, non sia meno affascinante delle fabbriche per varietà di soluzioni e intelligenza compositiva, attentamente scenografica [...]