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Dalla fenice alla rondine, gli animali dell’eternità

Bestie reali e mitologiche, spesso trasversali a molte culture, simboleggiano rinascita, resurrezione e il tempo dell’aldilà

​Franco Cardini

La resurrezione consiste nella credenza secondo la quale alla fine dei tempi i morti ritroveranno il loro corpo, seppur miracolosamente mutato, per la Vita Eterna. Dal momento che tale credenza non è attestata nei libri della Torah, la setta dei sadducei (alla quale appartenevano i sacerdoti del Tempio) la escludeva dal novero delle credenze ortodosse; dall’ebraismo profetico il cristianesimo ne ha assunto la credenza, che è passata anche all’islam. Al di fuori delle religioni abramitiche non si può parlare di vera e propria credenza nella resurrezione, che implica un ritorno alla vita in condizioni analoghe se non identiche a quelle nelle quali un corpo l’ha perduta: il concetto di rinascita, per il quale esiste un’ampia simbolica desunta dalla vita vegetale e dall’alternarsi delle stagioni, è difatti altra cosa. È semmai diffuso, nelle mitologie e nelle religioni cosiddette “naturali” (vale a dire a struttura mitico-immanentistica) il tema del ritorno non “ciclico-naturale” bensì prodigioso alla vita, che è anche ampiamente folklorizzato, come si vede nei miti greci di Orfeo e dei pesci di Glauco, e nella fiaba di Biancaneve.
Il solo mito di antichissima origine – forse egizia, forse fenicia – che trattasse propriamente di resurrezione era, presso i greci, quello della phoinix, la fenice, passato anche ai romani. Esso non dev’essere tuttavia attribuito all’animale fantastico che i cinesi chiamano fung-huang, raffigurato in forma di volatile, simile alla fenice greco-romana, e che può essere androgino (simbolo di unione serena), o sessuato al maschile (felicità) o al femminile (simbolo di regalità sacra femminile, l’imperatrice, che si accompagna al drago simbolo di regalità sacra maschile, l’imperatore). Nella tradizione taoista è viceversa assimilabile almeno tipologicamente con la fenice il tan-niao, l’“uccello di cinabro”, alchemicamente identificabile con il solfuro rosso di mercurio e collegabile quindi al colore rosso, al fuoco, al sole, alla vita. L’animale che si accosta alla fenice nella tradizione egizia antica è il Bennu, volatile affine all’airone che si associava al ciclo quotidiano del sole e a quello annuale delle piene del Nilo (da qui il collegamento con il concetto di resurrezione in quanto iterazione periodica di un fenomeno). Il Bennu era venerato nella città santa di Eliopoli, sede di un celebre santuario solare.
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