Chiese di croce e di luce
Da Kenzo Tange a Tadao Ando, l’architettura cristiana in Giappone è ricca di edifici di densa spiritualità
Sacralità e tecnologia. Sembrano termini divergenti, forse contrapposti. Ma chi guardi il mare di Seto (tra le isole giapponesi di Honshu, Shikoku e Kushu) inquadrato dalla cappella progettata dallo Studio RAA (Ryuichi Achizawa), nella grande vetrata che la domina ravvisa il tentativo di riconciliare natura e artificio. La cappella è intesa come luogo da cui godere lo spettacolo delle onde marine, il vasto orizzonte, le nubi che trascorrono silenti. Nel costruito, nulla si frappone tra le persone e il panorama, persino le sedie sono trasparenti. Mancano segni che indichino un’appartenenza e la religiosità spira soltanto dal rapporto visivo col mare e col cielo, resi a una purezza assoluta nell’assenza del rumore. È una cappella matrimoniale. Ne sono sorte molte in Giappone, perché la religiosità andata persa con la modernità bussa al cuore delle persone quando decidono di compiere il passo più importante nella vita di coppia. Dagli anni ’80 va crescendo il numero di coloro che desiderano sposarsi in ambienti sacrali: risulta significativo che ne consegua il proliferare di cappelle che traggono ispirazione dalle chiese europee. Vi sono ricostruzioni intere di chiese storiche del Vecchio Continente e molti progettisti seguono criteri simili a quelli che anche qui da noi ispirano il disegno degli edifici di culto odierni, cercando modi per dire “sacro” ricucendo il rapporto tra artefatto e natura.
Si potrà pensare che sia una visione riduttiva delle chiese, ma è pur rilevante constatare come sia diffuso il riconoscere che l’architettura dei luoghi di culto cristiani è di per sé fonte di ispirazione. E questo anche in un Paese in cui, malgrado l’impegno e il martirio di tanti missionari nel corso dei secoli, i cristiani sono rimasti una percentuale minima di una popolazione sempre più avulsa dalla tensione religiosa. In fondo anche questo fatto indica quanto rilevante sia l’architettura nata per il culto, e quanto questa sia dotata della forza della testimonianza.
L’architetto Hiroshi Nakamura, noto per la particolare sensibilità ambientale, nel 2014 completò a Hiroshima una delle “cappelle matrimoniali” più apprezzate: architettura dalle linee decisamente contemporanee, si compone di due rampe che salgono a spirale attorno a un volume vetrato centrale. Gli sposi vi accedono seguendo i due percorsi, che salgono distinti per ricongiungersi nella piattaforma superiore. Da questa, che emerge sopra gli alberi, si apprezza la vista del vicino mare. La duplice spirale avvolgente è metafora della leggerezza danzante del viaggio che i due intraprendono nell’unirsi in matrimonio e, in questo, rappresenta anche una via che ascende verso il cielo. Se religione è quanto riconduce l’essere umano alla fonte divina del cosmo, in questa cappella si può immaginare anche un certo afflato religioso, per quanto certo non definito.
di Leonardo Servadio