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Chi fu veramente Francesco d'Assisi

Figura unica, Francesco continua a suscitare un acceso dibattito tra gli storici. Le domande su di lui furono accese già quando era in vita

​Franco Cardini

«Cesco!, chiamò la voce della madre. Silenzio e caldo tutto intorno; un assonnato, tardo pomeriggio italiano. Ancora una volta, giocoso e invitante: Cesco»! Tale, in un breve racconto edito per la prima volta nel 1919, Aus des Kindheit des Heiligen Franz von Assisi (Dalla giovinezza di Francesco d’Assisi), Hermann Hesse immaginava un momento dell’infanzia di un ragazzino umbro di otto secoli e mezzo fa. Tutti i biografi di Francesco, e ne ha avuti molti, si sono piegati con maggior o minor attenzione sull’oscurità dei suoi anni dell’infanzia e della prima adolescenza: anni silenziosi eppure, è concordemente sembrato, decisivi. Durante i quali si forgiò pian piano, giorno per giorno, l’uomo che avrebbe insegnato al mondo un modo diverso di sentire e di vivere il cristianesimo: anzi di sentire e di vivere il Cristo.
Le moderne ricostruzioni della vita di Francesco d’Assisi, dopo i racconti delle fonti a lui coeve, prendono inizio dal 1893: anno in cui Paul Sabatier, cristiano riformato allievo di Ernest Renan, pubblicò il suo studio. Quel libro suscitò molte critiche, alcune severe: tuttavia non si può negare a Sabatier il merito di aver trattato il tema onestamente, con un rigoroso e coerente approccio positivista; specialmente nella ricerca, nella critica e nell’utilizzo delle fonti.
Il XIX secolo è l’epoca della critica storica e del metodo storico in letteratura, come lo è del romanzo storico. Tra questi “generi” si accampa una zona grigia in cui i confini si sfumano. Sabatier, scrivendo in un periodo di trionfante scientismo e di ottimismo progressista, cercò di evitare ogni richiamo al soprannaturale nella vita di Francesco. Ma, consapevole che un’esperienza come quella del santo di Assisi non poteva ridursi alle dimensioni di un trattato erudito, riuscì a rendere il personaggio umanamente rilevante, conferendogli una concretezza psicologica e una vivacità mai viste prima: e tale era il parere di uno studioso illustre del secolo scorso, Raoul Manselli. Sabatier è in effetti sempre attento a distinguere nella sua ricerca quel ch’è rigorosamente documentato da quel ch’è ipotesi o congettura. Questo rigore evidenzia la scarsità di informazioni sull’infanzia e la giovinezza di Francesco: un vuoto che viene riempito da ipotesi e leggende, come del resto accadde con la vita di Gesù, dove le lacune furono colmate dai vangeli “apocrifi”.
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