Bergamo e Brescia, vite parallele
Le storie, con larghi tratti comuni, delle due città lombarde capitale italiana della cultura
Franco Cardini
Collocata al limite settentrionale della pianura lombarda, allo sbocco della Val Brembana e della Val Seriana, e dotata di un microclima più dolce della media bassolombarda, la città che il geografo Strabone chiama Région, toponimo poi generalmente corretto come Bergomon (Bergomum in latino) reca un nome che secondo alcuni parrebbe di derivazione genericamente preceltica, mentre secondo altri risalirebbe addirittura all’accadico.
Sembra che la più antica popolazione dell’area bergamasca appartenesse alla stirpe orobica, una gente celtoligure proveniente dall’area renodanubiana e insediatasi durante l’età del ferro nel nord-est della penisola italica. Plinio il Vecchio riporta che Catone il Censore, nello scritto (oggi perduto) Origines, chiama i fondatori Orumbovii.
Secondo un’altra ipotesi, i primi insediamenti dell’area sarebbero viceversa dovuti alle genti etrusche le quali avrebbero popolato la Pianura Padana attorno al VI secolo a.C.: ma nello stesso periodo la città, allora chiamata Barra e cinta di ciclopiche mura, sarebbe stata travolta dai conquistatori Galli Cenomani. Più tardi, all’inizio del IV secolo, sarebbe stata addirittura distrutta dalle fondamenta a opera dei Galli Senoni guidati dal famoso Brenno, il conquistatore di Roma, poi a sua volta sconfitto.
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Il mito ha grande parte nelle origines di Brescia, che hanno a che vedere secondo alcuni con la città di Troia, secondo altri con la mitologia celto-ligure; mentre l’etimo di Brixia sembra aver a che vedere con la radice celto-germanica dei vocaboli indicanti colli o alture. Archeologia e storia tuttavia invitano a considerare l’abbondanza d’acqua nelle alture del Cidneo e il facile accesso in direzione della regione alpina e dell’Etruria padana. Meglio documentato invece l’arrivo nell’area, tra V e IV secolo a.C., dei Galli Cenomani, che fecero di Brixia il loro principale centro urbano. Nel 202 a.C. la confederazione delle città celtiche della Pianura Padana si unì con l’appoggio cartaginese contro i Romani, ma la rivalità tra Cenomani e Insubri determinò la defezione di alcuni capi e il loro passaggio dalla parte di Roma. Ebbe così inizio la storia della Brixia alleata dell’Urbe, privilegiata peraltro da varie forme d’indipendenza. Nel 49 a.C. con la Lex Iulia de civitate Transpadanis Brixia acquisì la piena cittadinanza romana. L’abitato assunse la forma urbanistica del castrum. Nel 27 a.C. Ottaviano concesse alla città il titolo di Colonia civica Augusta Brixia.
Il nucleo urbano si ampliò e si arricchì di nuovi importanti edifici tra I e II secolo dopo Cristo, uno dei momenti della sua massima prosperità. Verso il 73 nell’area del forum venne edificato, su un precedente santuario, il tempio dedicato alla Triade capitolina e detto appunto Capitolium. Il monumentale edificio fu eretto per volontà dell’imperatore Vespasiano con lo scopo di celebrare la battaglia di Bedriaco - località dell’area cremonese - nella quale nell’anno 69 egli aveva battuto il suo rivale Vitellio. Alla fine del secolo si raggiunsero nel nucleo urbano i quasi 10mila abitanti, il che obbligò ad allargare nel suo quadrante ovest la cinta muraria di età augustea. È dello stesso periodo il proliferare di opulente villae suburbane, verso Desenzano e Sirmione. Fondamentale nodo viario, lungo la strada che da Gradum (Grado) conduceva ad Augusta Taurinorum (Torino), Brixia disponeva anche di una via che la collegava a Mediolanum (Milano).
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