Bella come una Madonna di Raffaello
Le Madonne con il Bambino di Raffaello sono lo specchio di un’epoca che cercava le nozze di classico e cristiano
Timothy Verdon
Tutti gli artisti del Rinascimento hanno raffigurato la Madonna col Bambino, il tema in assoluto più diffuso di quel tempo, anche perché il più vicino all’umanesimo cristiano che ne qualifica la ricerca culturale. Ma nessuno tra i grandi ha trattato il tema mariano come Raffaello Sanzio: né per il numero di opere né per la bellezza tam antiqua et tam nova – al contempo antica e nuova – che questo pittore perfezionò e codificò fino al punto che l’espressione “belle comme une Madonne de Raphael” ha rappresentato, per quattro secoli, l’encomio supremo che un uomo poteva tributare a una donna.
Le Madonne di Raffaello sono infatti vere donne. Quella più celebre, la Madonna Sistina, un capolavoro del periodo romano, ci guarda dritto negli occhi, come fanno le donne dei ritratti del Sanzio; avanza sulle nubi, e nel vento che le rigonfia il velo (e modella, sotto il manto, il corpo) sentiamo muoversi lo Spirito di Dio. Questa superba giovane presenta il frutto del suo grembo, Gesù, che ci guarda alla stregua della madre, mentre due figure di santi – Sisto II, a sinistra, e Barbara, a destra – creano intorno alla Madonna col Bambino un circuito di emozioni: il pontefice guarda in su con intenso ardore, mentre la santa rivolge gli occhi verso il basso, dove due angioletti completano la scena. Della stessa età del piccolo Cristo, ma deliziosamente irriverenti, questi genietti aggiungono un pizzico d’umorismo, e la pesante tenda che, aprendosi, incurva l’asta, investe l’epifania celeste d’immediatezza scenica.
Chi era Raffaello? Nato a Urbino, era figlio del valente artista di corte Giovanni Santi, generalmente ritenuto il suo primo maestro. Urbino era un crocevia di correnti stilistiche, e nell’ambito della corte di Guidobaldo da Montefeltro e della consorte Elisabetta Gonzaga il giovane Raffaello conobbe l’arte sia fiorentina che veneta, nonché la pittura di Piero della Francesca, Melozzo da Forlì, Signorelli, e del fiammingo Giusto di Gand. Sentiamo il riflesso di alcuni di questi maestri nella sua prima Madonna, un affresco eseguito nella casa paterna intorno al 1498, quando Raffaello aveva quindici anni; e sentiamo soprattutto la straordinaria capacità di sintesi che lo distinguerà per tutta la vita, e che gli permetterà di fare da tramite per i suoi grandi contemporanei Leonardo e Michelangelo, la cui arte verrà conosciuta in Italia e all’estero sovente nella sintesi raffaellesca.
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