All'Ambrosiana il Natale è un capolavoro
Tra i dipinti che furono del cardinale Federico Borromeo: da Giampietrino a Tiziano, le sfumature della Natività
Marco Ballarini
«I Verbo si fece carne e venne ad abitare tra noi». A Betlemme, la “casa del pane”, Gesù venne a condividere il nostro pane e l’esistenza degli uomini, prima di dare la sua vita per loro, perché anch’essi avessero la vita, e l’avessero in abbondanza. L’evento di Betlemme, quanto lì accadde, è diventato fede, gioia, emozione e, per quanti hanno avuto il dono di trasformare le emozioni in immagini, è divenuto colore.
Come tanti altri musei, e più di tanti altri musei, anche la Pinacoteca Ambrosiana di Milano offre allo sguardo e alla contemplazione del visitatore uno stupendo “ciclo del Natale”. Ci fermiamo al cosiddetto “quadrilatero federiciano” al primo piano, appena varcato l’ingresso della Pinacoteca.
Superando la sontuosa Adorazione dei Magi del Tiziano, alla quale torneremo al termine del nostro “viaggio”, incontriamo una Adorazione del Bambino che reca in basso a destra la sigla MPP, Martinus Platea pinxit, dipinto da Martino Piazza, pittore lodigiano nato verso il 1475-1480 e morto nel 1523, appartenente a una famiglia di pittori, come il fratello Alberto e i figli Callisto, Cesare e Scipione.
Il quadro fonde elementi leonardeschi con suggestioni nordiche derivate in particolare dal ciclo della Vita di Maria di Albrecht Dürer, come mostra in maniera abbastanza evidente la casa diroccata con le finestre in controluce che sostituisce la tradizionale capanna. Il centro della scena è occupato da Maria che si protende in adorazione verso il Bambino, insieme con una triade di angeli, mentre Giuseppe appare pensoso, in disparte, raffigurato come anziano forse perché, annotava il cardinal Federico Borromeo nel suo De pictura sacra, «risalti la santità della vita e la perfetta castità, le quali virtù è più facile ritrovare nell’età matura che nel fiore.
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