Luoghi dell' Infinito > Editoriali > Tutto il fascino di Raffaello ai Musei Vaticani

Tutto il fascino di Raffaello ai Musei Vaticani

​Barbara Jatta


Una celebrazione straordinaria, cinquecento anni, la metà di un millennio che ha visto Raffaello Sanzio protagonista della bellezza, dell’armonia, del gusto e dell’ispirazione creativa di generazioni di pittori, scultori, decoratori, architetti e artisti. L’approfondimento che “Luoghi dell’Infinito” offre ai suoi lettori presenta aspetti che concorrono a dare un’idea di un artista universale, quale fu Raffaello, che ha fornito alla civiltà figurativa occidentale i modelli supremi della Bellezza.
I Musei Vaticani hanno il privilegio di essere i depositari dei più importanti cicli pittorici del grande urbinate. Le Stanze di papa Giulio II della Rovere, che hanno acquisito il nome dello stesso Raffaello in considerazione del valore degli affreschi (Stanza dell’Incendio, Stanza della Segnatura, Stanza di Eliodoro e il Salone di Costantino), ma anche le imponenti e imprescindibili pale della Pinacoteca Vaticana, attraverso le quali è possibile avere una efficace sintesi delle sue diverse fasi artistiche: la giovanile Pala Oddi, la delicata e matura Madonna di Foligno e la dirompente Trasfigurazione, ultima opera dell’artista. E poi ancora la predella della Pala Baglioni raffigurante le Virtù teologali – Fede, Speranza e Carità – e le celeberrime Logge, meta e mito di secoli di grand touristes. Infine la Cappella Sistina: viene sempre identificata con Michelangelo e con i grandi “quattrocentisti” che nel XV secolo l’affrescarono lungo le pareti, ma è a Raffaello che si deve il completamento iconografico, teologico e catechetico di questo luogo universale. Sua è l’ideazione degli arazzi raffiguranti scene dagli Atti degli Apostoli, con le Storie di san Pietro e san Paolo, i patroni della Città Eterna. I preziosi panni vennero tessuti nelle Fiandre, nella bottega di Pieter Van Aelst. Per la prima esposizione nella cappella Sistina venne celebrata una sontuosa Messa, alla presenza di Raffaello e del raffinato committente papa Leone X de’ Medici, il giorno di santo Stefano del 1519, a pochi mesi dall’improvvisa e prematura morte dell’artista.
Per conoscere Raffaello è quindi necessario venire ai Musei Vaticani e incontrarlo. Si parte dall’ingresso monumentale, concepito per l’apertura al grande pubblico voluta da Pio XI all’indomani dei Patti Lateranensi del 1929. Sul portale di ingresso, aperto dall’architetto Giuseppe Momo, le immagini a piena figura di Raffaello e di Michelangelo, ai lati dello stemma di papa Ratti, indicano simbolicamente le due figure chiave di questi Musei universali. Appena entrati, il biglietto consegnato a ogni visitatore, che reca stampata su un lato l’iconica immagine di Platone e Aristotele della Scuola d’Atene nella Stanza della Segnatura, ricorda che questo è un affresco imprescindibile per chi visiti le collezioni papali…
Per secoli si veniva in Vaticano per ammirare e conoscere le antichità classiche e il Raffaello delle Stanze e delle Logge, non si veniva ancora per il Michelangelo “oscuro” e “velato” della Cappella Sistina pre-restauro. Ecco perché per per conoscere Raffaello bisogna visitare i Musei Vaticani che in questo “anno Sanzio” del 2020 propongono numerose iniziative per celebrare degnamente il grande pittore: valorizzazione delle opere, della sua figura di disegnatore, pittore, architetto e conservatore, ma anche restauri, un convegno internazionale di studi, progetti di ricerca, libri, mostre... Questa volontà di condivisione – che è nella missione stessa dei Musei del Papa – permetterà ai tanti visitatori di “conoscere” il divino Raffaello che Antonio Paolucci, mio predecessore, ha giustamente indicato come «il maestro dei maestri. Perché tutti nella storia dell’arte devono a lui qualcosa: Guido Reni, Poussin, Ingres, David fino a Picasso. E Picasso diceva: “Raffaello ci promette il Paradiso”. Ma Raffaello semplicemente ce lo dà. Nella stanza della Segnatura c’è l’esaltazione della sapienza umana – il dovere dell’uomo è conoscere, comprendere –, e c’è contemporaneamente la verità rivelata. E poi ancora, le leggi, che governano la vita e il destino degli uomini. E infine la bellezza, la poesia, la rappresentazione del Parnaso: la bellezza che consola, che dà agli uomini quella felicità che la durezza della vita spesso non consente. Tutto questo racconta Raffaello».