L’avventura è un cuore innamorato
Giovanni Gazzaneo
La bellezza non è un’astrazione. È luce, profumo, carne e spirito insieme, colore, parola, musica, ricerca e contemplazione, dentro e fuori, istante ed eternità, purezza altezza profondità. La bellezza è antica e nuova. La vivi, la senti, la pensi. Ne hai percezione nella gioia e nel dolore. Nella sua assoluta semplicità non si lascia definire. Ti abbraccia. Ma questo mondo sembra voler fare a meno della bellezza come dell’amore. Li relega al passato. Li guarda magari con nostalgia. Spesso con cinismo e indifferenza. La vera bellezza, il vero amore hanno a che fare con l’Eterno. Si declinano nell’orizzonte del “per sempre”. Il nostro mondo invece corre veloce, vuole giocare tutto sull’istante: riduce l’eterno al presente, la verità a maschera, il noi a io, il bene ad artificio e prodotto di consumo. C’è tanta tristezza, noia e mediocrità in questo vecchio mondo trasformato in mercato globale e virtuale. Perché tutto, ma proprio tutto può essere venduto e comprato, perfino il concepimento di un bimbo. E il perfetto consumatore non è mai la persona che pensa, ma la persona che desidera di un desiderio che non conosce appagamento. Il nostro mondo è il peggior nemico dello “spirito d’infanzia”, che cerca di uccidere affogandolo nel peccato, nelle ideologie, nel politicamente corretto, nei falsi diritti delle leggi antiumane. Georges Bernanos diceva: «Quando lo spirito d’infanzia si indebolisce nel mondo, è lo spirito di vecchiaia ad affermarsi, uno spirito di compromesso. Comunista o fascista, dirigista o liberale, questo mondo è vecchio. Questo mondo despiritualizzato, meccanizzato, divorato dalle meccaniche come una bestia malata di pulci, è invecchiato, banale». Quanta banalità nel male e perfino nel generico “vogliamoci bene”. Non c’è bellezza senza amore. E il dono, che è il modo in cui l’amore si esprime, trova il suo fondamento nella libertà. Se ci fermiamo alla superficie delle cose, al desiderio dell’immediato, al consumo vorace, alla ricerca del successo, allora la nostra vita nega l’Invisibile, ma nega anche la bellezza. Potremo avere tutto, conquistare tutto, ma noi saremo un nulla, un vuoto incolmabile. Intorno a noi e dentro di noi ci sarà solo deserto. Non esiste orizzonte senza cielo. Chi desidera davvero non può desiderare meno dell’Infinito, perché l’Infinito è presente dentro di noi ed è insieme il nostro destino. E solo sull’Infinito possiamo radicare la nostra speranza. Su queste pagine Antonio Paolucci scriveva: «Salvare la Bellezza significa salvare le ragioni delle emozioni, dello stupore, in definitiva della felicità. Occorrerà dunque correggere il principe Myškin e fargli dire qualcosa di profondamente diverso: la Speranza, non la Bellezza, salverà il mondo e con la Speranza, se noi vorremo, sarà salvata anche la Bellezza che lo abita. Quella Bellezza che non puoi definire, ma che quando la vedi, quando la godi, quando entra dentro di te, ti fa sentire felice di essere vivo, di avere occhi per guardare, un cuore per emozionarsi e memoria per ricordare». La bellezza e la speranza sono relazione. Ma quando questa relazione acquista fondamento, senso, respiro? Quando l’Infinito si fa carne, si fa bimbo e tutto cambia perché non è più l’uomo che cerca Dio, ma Dio che cerca l’uomo, e si fa Padre, figlio, amico, compagno di viaggio, maestro… Dio in Gesù è sorriso, sguardo, abbraccio, parola, ascolto, strada, pane di vita. Gesù è bellezza, è speranza, è amore.
La relazione tra bellezza e speranza diventa evidente nell’arte cristiana. Perché se l’arte cristiana non è capace di dire, come oggi troppo spesso accade, l’Infinito che entra nella storia, non dice nulla, resta silente. Charles Péguy scriveva: «Per sperare bisogna essere molto felici, bisogna aver ricevuto una grande grazia». E ancora: «La speranza è quella bambina che porta per mano le due sorelle maggiori: la fede e la carità». Il grande scrittore e il grande filosofo parlano all’anima. Il grande artista e il grande poeta non parlano all’anima, ma la toccano e a volte sono capaci di rigirare il cuore. L’arte vera non si ferma mai allo sguardo. L’arte vera ci attraversa, è un’emozione di vita nuova. Può spezzare il cuore, può essere un tuffo di gioia, può ammutolirci nel silenzio della gratitudine, può risvegliarci alla Presenza del Dio che è in noi. Sì, la speranza può salvare la bellezza, ma la bellezza genera speranza. La Bellezza, quella vera, è il volto dell’Invisibile che in modi infiniti si manifesta perché Dio è Infinito, ma ha voluto la finitezza anche per sé stesso. Per amore ha creato i cieli e la terra e per amore si è fatto creatura. Non c’è verità senza bellezza e non c’è amore senza bellezza. Sì, senza la bellezza non si può vivere perché altrimenti manca il respiro. Dare la vita per amore è la grande bellezza. Ed è solo l’amore che rinnova la vita. La bellezza è oltre noi e dentro di noi, sfugge a uno sguardo che non nasca da un cuore innamorato. Viviamo di bellezza e dalla bellezza dell’amore siamo generati. La bellezza è Dio stesso che vive con gli uomini e negli uomini. Per questo la bellezza è ovunque e in ogni momento, perché non c’è un luogo e non c’è un tempo senza Dio. “Luoghi dell’Infinito”, per trecento volte, ha raccontato questa sete di bellezza che è all’origine di ogni creazione, umana e divina. Siamo grati ai tanti compagni di viaggio. E nella piena libertà di questa avventura possiamo cantare con gli antichi Navaho la gioia del Creato: «Libero e leggero potrò muovere i miei passi / Col cuore pieno di vita e passione camminerò / […] Nella bellezza desidero vagare / Sia la bellezza di fronte a me / Sia la bellezza dietro di me / Sia la bellezza sotto di me / Sia la bellezza sopra di me / Che la bellezza possa io vedere tutt’intorno, sul mio cammino / Nella bellezza tutto si compie».