La gioia di dare la vita
Sono due le facce del potere. Il volto oscuro della morte, oggi incarnato da tagliagole di nero vestiti, dispensatori mai sazi di martirio per i popoli e per la storia. Il volto luminoso di chi dà la vita nei modi più diversi: generare un figlio, custodire il creato, operare con misericordia, generare bellezza con arte.
In realtà il potere ha un unico volto. L’altro è solo ombra. Dare morte, seminare distruzione sono il fallimento del potere. La furia della sterilità, l’aridità dell’impotenza, il vuoto dell’abisso sono il segno stesso di Satana, il principe dei perdenti. Ha rinnegato Dio e ha perso per sempre Colui che l’ha generato, e insieme se stesso. La gloria della luce, la danza della vita, la gioia della bellezza, non esistono più per lui.
Il potere è ben al di là della capacità di fare e di non fare (come la libertà è ben oltre la scelta tra bene e male). Se per gli uomini il potere equivale a generare (nella carne e nello spirito), per Dio il potere equivale alla libertà di creare e di dare gratuitamente la vita.
Il racconto biblico è il più affascinante viaggio nelle profondità del mistero della genesi. Al Creatore basta la Parola perché dal nulla la luce sia, perché la terra sia feconda, perché l’uomo e la donna siano fatti a sua immagine. “In principio” Dio parla e crea, nel segno della libertà che genera e dell’amore che dona. Chiama le cose, e dando loro un nome, stabilisce una relazione che è per sempre. Il cuore stesso delle cose è la Parola dell’Onnipotente. Nel cuore dell’essere è la misericordia che dà vita. L’essere è perché Parola di Dio. Alla Parola segue la contemplazione: nella visione il Creatore si rallegra della bontà e della bellezza di tutte le cose. Sull’uomo e sulla donna, che pone al vertice del Creato, stende la sua benedizione. Dio gioisce della sua Creazione, perché nasce da un amore infinito e dove c’è amore c’è gioia. È un soffio che danza e dà vita. Dall’«In principio… lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gen 1,2) allo «Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (Lc 1,35) l’avventura della creazione è nel segno di un amore che tutto abbraccia, tutto plasma, tutto dona. Così la Parola, il Figlio, da Creatore si fa creatura. La grazia feconda dell’Infinito si rivela nella Presenza di un bambino. Il vagito di un piccolo d’uomo illumina la notte di Betlemme duemila e passa anni fa. In quel microcosmo di terra e di genti, che era ed è Israele, il Messia atteso supera ogni attesa, e le capovolge nel segno della misericordia infinita che accoglie tutti, a partire dagli ultimi e dai piccoli.
La storia del Dio creatore è la storia di un Dio follemente innamorato della sua Creazione e delle sue creature, del bene e del bello che ha generato e continua a generare nel segno della speranza.
Il fascino dell’inizio (e del fine, del significato ultimo della vita e delle cose) – che attrae il filosofo e lo scienziato così come il bambino che pone le sue grandi domande – resta avvolto da un mistero che vale la pena indagare. Ma di una cosa siamo certi: la luce dell’Inizio e la luce della Fine sono lo splendore del potere, il volto dell’amore.