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Domenico il santo della Parola, antico e sempre nuovo

​Gerard Francisco Timoner III

Ricorre quest’anno l’ottavo Centenario della morte (1221-2021) di san Domenico e mi piace ricordare in mo­do particolare la bella Lettera Praedicator Gratiae che il Santo Padre Francesco ha indirizzato a tutta la famiglia domenicana, con la quale ha inteso unirsi «volentieri ai Frati Predicatori nel rendere grazie per la fecondità spirituale di quel carisma e quella missione, che si vede nella ricca varietà della famiglia domenicana così come è cresciuta nei secoli. I miei oranti saluti e buoni auspici vanno a tutti i membri di questa grande famiglia, che abbraccia la vita contemplativa e le opere apostoliche delle sue suore e dei suoi religiosi, delle sue fraternite sacerdotali e laiche, dei suoi istituti secolari e dei suoi movimenti giovanili».
Ogni qualvolta mi è stato chiesto di scrivere una presentazione a un nuovo libro o a una rivista, bellissima come questa, mi sono tuttavia domandato: ma dopo ottocento anni, c’è ancora qualcosa di san Domenico che non è ancora stato scoperto, esplorato e scritto? Perché “Luoghi dell’Infinito”, una rivista che già nella sua denominazione allude all’alto mistero della santità, ha voluto dedicare un intero numero al nostro Patriarca?
San Domenico si era donato a una missione che era opportuna, perché si era reso conto che il mondo aveva bisogno di una nuova evangelizzazione; eppure la missione stessa è veramente senza tempo, perché ogni generazione ha bisogno di una nuova evangelizzazione, cioè la predicazione di Colui che è sempre antico ma sempre nuovo. Il paradosso “antico-nuovo” richiama alla mente la nozione di “classico” di Hans-Georg Gadamer. Un “classico” è allo stesso tempo “senza tempo” e “tempestivo/attuale”. È senza tempo non perché si colloca al di là delle vicissitudini della storia, ma perché diventa un evento di senso in ogni momento della storia. È attuale proprio perché è «un presente senza tempo che è contemporaneo a ogni altro presente». In questa prospettiva, san Bernardo afferma che la Sacra Scrittura parla hodie usque ad nos, anche a noi oggi. Il “classico”, scrive Sandra Schneiders, è come «una composizione musicale, che non può essere resa se non per autentica fedeltà alla partitura musicale, ma che sarà resa in modo diverso da ogni artista». C’è un unico brano musicale che viene eseguito in modo originale ogni volta, a motivo dei diversi talenti e di altre circostanze. Ogni esecuzione in un concerto da parte di musicisti diversi, o anche degli stessi musicisti in un altro contesto, non è solo “copia” dell’esemplare nella mente del compositore, ma è, di per sé, “evento creativo”. In modo analogo, vediamo come sia possibile che ci siano molti modi per rispondere in modo autentico all’unico invito di Gesù: “vieni e seguimi” (Matteo 16,24).
Come santo la cui vita è stata donata alla predicazione della Parola-Incarnata, san Domenico ha “qualcosa da dire” in tutti i tempi e in tutti i luoghi, non perché la sua vita, di per sé, abbia la capacità di trascendere i tempi e i luoghi; ma perché il Vangelo che ha formato e trasformato la sua vita è classico.
Questo numero di “Luoghi dell’Infinito” è come una nuova interpretazione di una musica classica: la stessa ma diversa. Parla della stessa persona, dello stesso santo, e ce lo presenta in tutta la sua ricchezza polifonica. Unisce le virtù di una storiografia affidabile e di un’agiografia ispiratrice. Cerca di informare e ispirare. Una lettura originale e preziosa per tutti coloro che vogliono per la prima volta incontrare san Domenico, per i fratelli e le sorelle della famiglia domenicana che sono in formazione iniziale, e per coloro che lo conoscono bene, ma vogliono accostarsi con sguardo rinnovato a questo santo medievale. La vita e la missione di Domenico hanno la capacità di diventare un nuovo evento di senso quando si appropriano del presente, specialmente in questo momento di grazia dell’ottavo centenario della sua nascita nella vita eterna.
Ringrazio il direttore della rivista e tutti gli autorevoli  collaboratori che hanno offerto il proprio contributo, a lode e conoscenza di san Domenico, per la riuscita di questo bellissimo “pezzo polifonico” al quale auguro ampia diffusione e corale apprezzamento.