Dolomiti, la mia finestra sulla bellezza del mondo
Leonardo Sapienza
Sant’Agostino diceva che «il mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina».
Devo confessare che non mi piace tanto viaggiare, anche per mancanza di tempo. E devo anche confessare che aspetto con ansia “Luoghi dell’Infinito” che, con le sue splendide illustrazioni e i suoi begli articoli, mi permette di viaggiare con la mente per luoghi e mondi difficilmente per me raggiungibili.
Ma se ne ho la possibilità, una volta all’anno raggiungo le Dolomiti, conosciute ancora fanciullo, e ammirando quella “sola pagina” riesco a immaginare tante altre meraviglie, a tacere, ascoltare, comprendere. Ricordando Leopardi potrei ripetere: «ma sedendo e mirando, interminati / spazi di là da quella, e sovrumani / silenzi, e profondissima quiete / io nel pensier mi fingo».
Concordo con chi ha detto che «la vita è un viaggio, e chi viaggia vive due volte». Viaggiare è sempre, in qualche forma, esplorare e scoprire se stessi, su una vetta, o in un bosco; basta lasciarsi andare, darsi tempo, stare seduti a contemplare il panorama, ascoltare il canto degli uccelli...
Quando si viaggia, ci si rende conto che siamo tutti malati. Una malattia piuttosto strana: la stanchezza. Stanchezza da troppo riposo; stanchezza da sedentarietà assoluta. L’uomo moderno si annoia, si stanca; e poi si stanca d’essersi stancato! Anche De Andrè cantava: «te ne vai stanco d’essere stanco».
Siamo sfiniti a forza di non muoverci. Spossati a furia di rimanere fermi. C’è un peccato fondamentale nella nostra vita moderna, soprattutto nelle nostre caotiche città: siamo stanchi di non camminare. Rimaniamo fermi, inceppati. Chiusi per ore nelle nostre auto in mezzo al traffico. In città ci dimentichiamo che le gambe ci sono state date per la strada, non per il letto. Per camminare, per viaggiare, non per vivacchiare sul divano.
Solo se si viaggia si possono scoprire tante bellezze che invitano alla grandezza. Solo se si viaggia si possono scorgere orizzonti più liberi e larghi sulla storia e sul mondo, sul nostro destino.
Se non viaggiamo, se ci fermiamo, anche il mondo si inceppa definitivamente. Non siamo fatti per il modesto cabotaggio, ma per navigare negli spazi dell’infinito, del mistero, dell’amore.