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Brescia testimone di un passato aperto al futuro

​Pierantonio Tremolada

Lo skyline della città di Brescia è contrassegnato dalla cupola della cattedrale, una delle più grandi d’Italia, a conferma di una verità consolidata e condivisa: la fede cristiana ha dotato la nostra città di luoghi che sono opere d’arte, architetture uniche e irrepetibili. Anzi, volendo essere più precisi, sono a loro volta contenitori e scrigni di tante opere d’arte.
Brescia, pur essendo nota e citata come città industriale, come “Leonessa d’Italia” di carducciana memoria, città delle Mille Miglia, in realtà è tempestata da chiese ed ex monasteri con stupendi chiostri, luoghi che affascinano chi li visita.
All’origine di tanta bellezza vi è il cristianesimo che raggiunse e conquistò la Brixia romana (che fra l’altro mostra di quell’epoca importanti e monumentali vestigia) tra la fine del III secolo e l’inizio del IV. Come altre città italiane l’inizio del cristianesimo è stato alimentato dal sangue dei martiri. E i patroni della città sono proprio i fratelli martiri Faustino e Giovita: a loro è dedicata la splendida basilica del 1622. Vescovi di grande statura quali Apollonio, Filastrio e Gaudenzio hanno rinsaldato nella fede i cristiani di questa terra.
È con la dominazione gotica e longobarda che Brescia può trovare i primi segni di arte cristiana. Fra questi è obbligo citare il monastero femminile di San Salvatore (poi Santa Giulia, ora sede di un prestigioso Museo) fondato nel 753 circa dal re longobardo Desiderio che lo affidò alla figlia Ansa. Significativo il fatto che Alessandro Manzoni, nella sua tragedia Adelchi, abbia collocato la morte di Ermengarda proprio in questo monastero: e le parole del grande scrittore lombardo sono certamente impregnate di alti sentimenti cristiani, a partire dal perdono. E nel Museo si può ammirare quel capolavoro di arte e fede che è la Croce di Desiderio.
Gli ordini religiosi, soprattutto benedettini, francescani e carmelitani hanno pure contribuito ad arricchire la città di luoghi degni di essere visitati: dalla chiesa di San Francesco a quella del Carmine, dal complesso di San Giuseppe (con l’annesso Museo Diocesano) ai chiostri che ormai ospitano l’Università, ex caserme, attività pubbliche.
Un periodo particolarmente fecondo per l’arte sacra è stato quello della Serenissima Repubblica: i vescovi veneziani che si sono succeduti sono stati promotori di vita cristiana e di opere. Spicca la figura del cardinale Angelo Maria Querini che guidò la diocesi dal 1727 al 1755. Egli impresse un notevole impulso alla costruzione di nuove chiese, e promosse, dopo una lunga interruzione, i lavori di edificazione della nuova cattedrale, dedicata al­l’Assunta, sull’area di quella antica detta San Pietro de Dom. Fondò una delle prime biblioteche pubbliche d’Italia e fece di Brescia una delle capitali della cultura ecclesiastica, un riferimento per la vita religiosa italiana ed europea. Non è un caso che due grandi pontefici del Novecento, Giovanni XXIII e Paolo VI, vengano da Bergamo e da Brescia.
Faremmo, però, torto al popolo di Dio, credente e praticante, composto da umile gente e da nobili casati, se dimenticassimo il contributo dato alla edificazione di chiese o alla ricostruzione o al loro abbellimento. Le nostre chiese, oltre ai capolavori dei due grandi bresciani Romanino e Moretto, custodiscono opere di Tiziano, di Tiepolo e di una schiera di pittori lombardi e veneti. La diocesi nell’anno della Capitale della cultura offre due iniziative significative: “Custodi della Bellezza”, che prevede l’apertura delle chiese nella pausa pranzo dei fine settimana, e “Tesori nascosti”, concerti frammezzati dalla spiegazione di alcune opere d’arte presenti. E fra i tesori nascosti della Diocesi ci sono le Sante Croci, custodite nel Duomo Vecchio: frammenti della croce di Cristo, collocati in preziosi reliquiari. I bresciani le venerano nei venerdì di Quaresima.
Oggi la Brescia moderna delle periferie, più che chiese antiche mostra caseggiati anonimi e qualche grattacielo: il mondo è cambiato e sta cambiando e la sfida da cogliere è proprio quella di portare il messaggio cristiano nel terzo millennio. Ci è di conforto l’immagine familiare della rotonda del Duomo Vecchio dell’XI secolo, accanto al Duomo Nuovo: un segno che la cultura cristiana attraversa i secoli e li illumina. Siamo certi che la bellezza continuerà a essere luce anche per il futuro.