Bergamo storia di fede che si fa bellezza e solidarietà
Francesco Beschi
La storia della terra bergamasca e della città è stata fortemente connotata dall’esperienza cristiana. E, ancora oggi, pur percorsa dalle trasformazioni caratteristiche del secolarismo, la comunità dei fedeli, nelle sue diverse declinazioni, rappresenta una presenza significativa nel tessuto sociale e culturale di questa terra. La ricchezza del suo passato ecclesiale è pungolo a preparare il futuro, individuando i passaggi necessari, perché le speranze alimentate dalla fede possano germogliare.
Anche la celebrazione di “Bergamo Brescia capitale della cultura 2023”, non avviene solo elencando e mostrando ai turisti la bellezza delle opere che la fede ha edificato, ma realizzando percorsi che superino i confini temporali di quest’anno e promuovano la generatività della fede, soprattutto contribuendo a nutrire una cultura che non la escluda. Si tratta dunque di alimentare una memoria generativa, che trova nella bellezza dell’arte una sorgente inesauribile capace di irrigare i territori dello spirito.
Una delle tracce di grande rilievo di questa storia è rappresentata dai resti della cattedrale paleocristiana, recentemente valorizzati nel Museo della Cattedrale dove è possibile constatare le dimensioni imponenti di questo monumento della fede dei padri e di come avesse assunto importanza sin dai primi secoli del cristianesimo.
Ad accompagnare questo “seme architettonico” vi sono più di millecinquecento chiese distribuite sul territorio, facenti capo alle quasi quattrocento parrocchie, molte delle quali formate da piccole comunità: in molte troviamo testimonianze artistiche della vita di fede. Basti pensare che san Giovanni XXIII, frutto magnifico di questa terra e di questa Chiesa, ricordava con compiacimento come la diocesi di Bergamo fosse nel mondo quella con il maggior numero di santuari. Proprio il profondo legame di papa Giovanni con la sua famiglia e la sua terra, la sua diocesi e la sua parrocchia, ha fatto di Sotto il Monte un’icona che ancora oggi parla della meraviglia della sua testimonianza e della forza mite della sua opera di pastore della Chiesa universale.
Nonostante i cambiamenti che contrassegnano il nostro tempo, è comunque ancora possibile avvertire qui la forza della tradizione. Non si tratta solo di conservazione del passato, piuttosto di un tessuto in cui la trama della testimonianza cristiana si intreccia con l’ordito di una vita civile e sociale che ne esprime ancora la potenzialità valoriale. Basti pensare al fatto che città e provincia sono tra le prime per numero di volontari e di associazioni di volontariato, espressione di questo tessuto, come lo è il forte impegno missionario, rappresentato da migliaia di religiosi che sono partiti in questo ultimo secolo, e contemporaneamente dall’accoglienza di persone provenienti da Paesi lontani.
La storia della fede ha rappresentato anche il criterio unificante di un territorio estremamente vario e quindi particolarmente attraente: dalle montagne più alte alla pianura, dai fiumi che la percorrono ai laghi, dalle colline ai colli sui quali è deposto il gioiello di Città Alta. È la rappresentazione di quel paesaggio italiano che cambia a ogni curva e che trova composizione nella cultura che diventa bellezza e nella fede che diventa solidarietà.
Del tessuto che rappresenta la fisionomia della comunità bergamasca desidero ricordare alcune “cuciture”: il lavoro fatto bene, dove il bene non è soltanto il risultato, ma il valore che lo ispira; le opere che raccontano la premura verso i deboli e continuano a essere sostenute da diffusa generosità; la passione educativa rappresentata da scuole e oratori che godono di riconosciuta considerazione; “L’Eco di Bergamo”, espressione di cattolici che hanno creduto nell’importanza dell’informazione e di una diocesi che ha sostenuto questa impresa; le comunità di vita religiosa, che hanno disegnato con i loro carismi il cammino di questa Chiesa.
A conclusione vorrei evocare il meraviglioso monumento che è Santa Maria Maggiore: una chiesa di bellezza straordinaria, una chiesa che narra quell’intreccio di civitas, ecclesia e caritas che ha generato e genera non solo arte incantevole, ma esercizi di misericordia. La Misericordia Maggiore è la congregazione che da secoli racconta questa storia, testimoniando ancora una volta che bellezza e carità sono inseparabili nella vicenda cristiana e nella storia della comunità bergamasca.