Luoghi dell' Infinito > Álvaro Siza Rigore e presenza

Álvaro Siza Rigore e presenza

​La costruzione dell’insieme parrocchiale di Santa Maria (1990-1996) – chiesa, cappella mortuaria, auditorium e abitazione del parroco – a Marco de Canaveses, in Portogallo ha permesso ad Álvaro Siza (1933) di pianificare un riordino edilizio all’interno degli interventi sparsi che connotano il territorio dell’intorno.
Il problema delle frange edilizie prive di un ridisegno “urbano” è purtroppo una costante che dobbiamo registrare nello sviluppo di molti agglomerati, cresciuti negli ultimi decenni del secolo scorso ai margini dei nuclei storici, delle frazioni o dei borghi non lontani dai centri urbani. La mancanza di piani ordinatori efficaci ha permesso che queste periferie degradate prendessero il sopravvento e diventassero il segno distintivo del cosiddetto “progresso” indotto dalla società contemporanea dei consumi. Nel caso dell’insieme ecclesiale di Santa Maria, situato a pochi chilometri dalla città di Porto, il nuovo intervento si è trasformato – grazie alla consapevolezza critica dell’architetto – in un’opportunità di ricucitura del tessuto edilizio, con l’invenzione di spazi funzionali, di piazze e percorsi che offrono nuova agibilità ai differenti livelli in una geografia complessa per gli spazi pubblici. L’impegno architettonico-urbanistico di Álvaro Siza, che persegue una nuova centralità di significati e di usi collettivi attraverso l’insieme ecclesiale, permette di additare come esemplare questo intervento.
Una nuova chiesa si configura anche come luogo preposto per rispondere alle attese della comunità e come ragione di riordino per un’inedita bellezza del paesaggio urbano. In questo contesto, anche la forte presenza iconica, essenziale e austera, dell’aula assembleare assume altri significati di riferimento simbolici, quali la piazza “civile” del quartiere o, più in generale, il carattere collettivo (pubblico) che il nuovo edificio assume all’interno del contesto urbano. Per questo gli spazi nelle immediate vicinanze concorrono a modellare ambienti urbani di sosta e di accoglienza.
Il notevole volume bianco della chiesa, semplice e spoglio, è caratterizzato da un’unica navata di circa trenta metri di lunghezza e quindici di larghezza e altezza. Lo spazio del parallelepipedo è modellato agli angoli della parte presbiteriale interna dalla presenza di due pareti laterali convesse, in modo da comprimere lo spazio centrale ed evidenziare così l’asse della navata, al cui centro è collocato l’altare.
Nell’organizzazione spaziale l’architetto reinterpreta la tradizionale tipologia a “croce latina” col suo asse longitudinale nella sequenza: pronao, navata, transetto, presbiterio e abside conclusiva. L’arredo interno, disegnato nei dettagli dallo stesso Siza, si presenta raffinato e semplice, come conviene a un vero omaggio al sapere artigiano ancora radicato nella cultura portoghese.
Una nota deve essere riservata allo spazio della cappella del battistero, interpretato in maniera dimessa ma potente e spartana, dove suolo e pareti emergono con la forza del semplice disegno del rivestimento in piastrelle di ceramica.
Con un inedito utilizzo della luce e dei materiali “poveri” (intonaco a calce delle murature), Siza raggiunge una sapiente scrittura, con forme e sensibilità espressive proprie della cultura figurativa del nostro tempo.
Per l’essenzialità e il rigore compositivo, quest’opera deve essere considerata il segno di una felice stagione interpretativa della tipologia ecclesiale che ha caratterizzato il grande passato.