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pentagramma marzo

Figura di primissimo piano nel panorama culturale, politico e sociale della sua epoca, ancora in vita Guillaume de Machaut (1300 circa-1377) veniva celebrato nella duplice veste di poeta raffinato e compositore eccelso. Ma non è solo grazie alla qualità della sua musica che è passato alla storia: con la composizione della Messe de Notre-Dame il maestro francese ha compiuto un’azione che ha avuto virtuose ripercussioni per almeno tre secoli, realizzando infatti la prima intonazione polifonica di un intero ciclo dell’Ordinarium Missae (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei) concepita in modo unitario da un solo autore. Machaut con questa operazione crea per la prima volta la "grande forma" in musica. Le parti della Messa infatti offrono da un lato una struttura, data dai testi, estremamente varia e complessa nella forma e nello spirito, e dall’altro la possibilità di impiegare il medesimo materiale melodico (un canto gregoriano, un brano profano colto o popolare) in sequenze diverse, distribuite sull’ampio arco della funzione liturgica.
 
Unità nella varietà: una formula perfetta rimasta termine di riferimento per tutti i compositori fino a Palestrina e oltre, portata a compimento un secolo più tardi da Guillaume Dufay (1400 circa-1474), grazie all’affinamento della sublime arte del contrappunto. La scienza compositiva si avvicina sempre più alla matematica e alla filosofia, come dimostrano le monumentali proporzioni, basate su precisi rapporti numerici, del brano Nuper rosarum flores (scritto nel 1436 per l’inaugurazione di Santa Maria del Fiore a Firenze), ma anche i suoi straordinari mottetti isoritmici, architetture sonore luminose e intricate nei disegni polifonici, concepite secondo i canoni speculativi di quella scuola franco-fiamminga alla cui nascita e affermazione Dufay ha contribuito in modo determinante.
 
Ma lungo l’asse che lega Machaut a Dufay si è innestato un apporto che ha cambiato per sempre il gusto e le abitudini dell’orecchio musicale. Fino ad allora la musica si era infatti basata su armonie di intervalli di quarta e di quinta, intervalli ritenuti perfetti in quanto non riducibili in modo maggiore o minore. Assoluti: filosofici nella loro esattezza, eufonici per definizione. Nella musicalmente periferica Inghilterra, John Dunstable (1390 circa-1453) ha messo in discussione questi assiomi, preferendo nei suoi capolavori intervalli di terza e di sesta, allora considerati dissonanti ma divenuti in pochi anni i più graditi e vicini alla nostra sensibilità estetica. E oggi proprio l’abbondanza di intervalli di quarta e quinta rendono "dure" alle nostre orecchie le armonie di Machaut e Dufay.
 
di Andrea Milanesi
(ha collaborato Alessandro Beltrami)