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VERBA 174

​La fede crea una relazione personale con Dio. Nasce quindi dall’incontro con un Dio che si rivela alla sua creatura, se questa si mette in atteggiamento di umile apertura alla grazia. Così fu trovata la giovinetta di Nazareth, Maria – preservata dal peccato originale fin dal suo concepimento – quando l’angelo le portò l’inaudito annunzio della maternità verginale. Prestando fede e adesione alla Parola di Dio, Maria depose il suo personale progetto di vita e diede pieno spazio al disegno salvifico di Dio. Il suo sì fu, infatti, determinante per il passaggio del genere umano dalla schiavitù del peccato alla vera libertà della grazia. La Parola che Maria accolse era lo stesso Verbo divino che, formandosi corpo umano nel grembo della Vergine, entrò nella storia.

Qualcosa di immensamente grande allora accadde: la storia era alla sua svolta decisiva e, in Cristo, sarebbe arrivata al culmine dell’Amore sacrificato per la generazione di una nuova umanità. L’avventura di grazia che abbracciava l’esistenza di Maria coincise con l’esistenza terrena e la stessa missione di Cristo. Dall’annunzio a Nazareth alla nascita in Betlemme, all’esilio in Egitto e di nuovo a Nazareth, dove Gesù crebbe come operaio accanto a Giuseppe, fino ai brevi anni della sua predicazione messianica, tutto era presenza del soprannaturale nella normalità del quotidiano. Quale poteva essere la comprensione di Maria? Certamente una luce interiore le faceva presagire il futuro di quel Figlio, quando silenziosamente lo seguiva nel suo andare ovunque per annunziare il Regno di Dio presente nella sua stessa Persona. Anche la sua fede forse conobbe la prova della notte oscura, quando l’ostilità dei capi dei Giudei si faceva più evidente e insidiosa. Ma come Gesù nel Getsemani anche lei, assalita dall’angoscia, riconfermò il suo sì alla volontà di Dio Padre, sicura che, al di là della notte, c’era ancora la luce.

Come già Abramo, che chiamato da Dio era partito verso una terra che ignorava e poi, nuovamente chiamato, salì il monte per immolarvi l’unico figlio, così Maria percorse la Via Crucis seguendo il Figlio verso l’estremo sacrificio. E là, sotto la croce sulla quale era inchiodato Gesù, toccò, insieme con Lui, il fondo dell’angoscia: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46; cfr. Sal 22,2), ma subito dopo fiorì sulle labbra di Gesù e nel cuore di Maria il «Tutto è compiuto» (Gv 19,30) che è l’estrema consegna, per fede, nelle mani del Padre. Il sì detto all’annunzio dell’Incarnazione ha qui il suo pieno compimento. Anche per il cristiano è questa la fede feconda: quando diventa obbedienza d’amore sacrificale, offerta in piena fiducia al Dio vivente che può e vuole far risorgere i morti a nuova vita.

di Anna Maria Cànopi