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La liturgia motore poetico dello spazio

​di Mario Botta

Sono state le nuove direttive, a conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II a metà degli anni Sessanta del secolo scorso, a suggerire l’impianto architettonico-urbanistico dell’insieme parrocchiale di Sant’Anna, nel quartiere di Moratalaz, ai bordi di Madrid, su uno spazio sopraelevato di circa sei metri rispetto a una urbanizzazione di “blocchi” residenziali a carattere popolare. L’architetto Miguel Fisac progetta un nuovo centro parrocchiale, con i volumi edilizi dei servizi (aule e spazi d’incontro) da un lato e la residenza del parroco dall’altro, che delimitano al centro un’ampia area dove viene articolata, con una planimetria “libera”, la nuova aula per la chiesa, che nel 1989 viene dedicata anche a Nostra Signora della Speranza. La composizione architettonica evidenzia il carattere distinto dei due linguaggi formali adottati: razionale, geometrico e ordinato quello per le attività di servizio ai lati; plastico, fluido e organico lo spazio centrale, riservato alla chiesa.
L’interpretazione che offre l’architetto con questa doppia forma espressiva è tesa ad accentuare, per contrasto, i nuovi significati indicati dal Concilio Vaticano II, che insistono sull’importanza della partecipazione attiva dei fedeli durante lo svolgimento dell’azione liturgica.
Nell’aula della chiesa di Sant’Anna lo spazio si dilata al perimetro e viene modellato dalle superfici concave e convesse che connotano le differenti funzioni (ingresso, sosta, nicchie e absidi). Si tratta di rimandi a immagini e a tipologie del passato che confluiscono qui in un linguaggio fluido, sottolineato dall’intensa luce zenitale che inonda l’area del presbiterio. La diversità fra le forme espressive della chiesa e le zone di servizio ai lati è sottolineata dalla “scrittura” del disegno semplice e razionale e dal conseguente uso dei materiali.
La grande sapienza tecnica nell’utilizzo del calcestruzzo a vista è evidente nella muratura perimetrale, che appare con superfici plastiche continue capaci di modellare il racconto spaziale di questo nuovo involucro che trova una conclusione nell’abside centrale con il crocefisso e alla base l’altare.
Quella di Miguel Fisac è una scrittura espressionista arricchita dal felice uso delle potenzialità espressive del calcestruzzo in quanto materiale modellato dalle orme dei casseri. Un materiale che, nella seconda metà del Novecento, verrà ampiamente impiegato nella realizzazione di esempi eccelsi sia nel campo dell’ingegneria civile (ponti e infrastrutture) sia in quello dell’architettura.
Nella storia degli edifici di culto della cultura moderna, la chiesa di Sant’Anna a Madrid deve essere segnalata per la chiarezza dell’impianto architettonico che separa lo spazio liturgico da quello dei servizi e anche per il coraggio e la disinvoltura nell’utilizzo di elementi edilizi prefabbricati (le grandi travi di copertura), che trovano una propria legittimità e bellezza all’interno di una stagione storica fatta d’incertezza, di sperimentazione e di modeste realizzazioni, soprattutto se pensiamo alla qualità dei modelli che hanno caratterizzato la storia del grande passato, nell’architettura come nell’arte.