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Una veste di sacco. La rinascita delle arti

Da Giotto al Beato Angelico, da Piero della Francesca a Bellini: la pittura ispirata al Poverello innesta nuovi temi e un’espressività insieme popolare e mistica

Giotto, Storie di san Francesco. Preghiera in San Damiano (1295-1299 circa). Assisi, Basilica superiore

Giotto, Storie di san Francesco. Preghiera in San Damiano (1295-1299 circa). Assisi, Basilica superiore

​Mistico del creato e poeta del Verbo incarnato, Francesco d’Assisi ha avuto un influsso unico sull’arte occidentale, riaprendo gli occhi dei pittori alla natura e insegnando agli scultori la dignità del corpo. Attraverso l’arte che la vita di Francesco suscitava, quest’uomo medievale predispose sia il naturalismo figurativo sia l’umanesimo concettuale del Rinascimento.
 
Un’immagine tipica è il bellissimo San Francesco in estasi del maestro veneziano Giovanni Bellini, un dipinto eseguito attorno al 1480 in cui il Poverello allarga le braccia per ricevere le stigmate. Ma Bellini non fa vedere né il serafino né i raggi, solo un essere umano in cui lo Spirito Santo prega «con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26): un uomo configurato a Cristo in mezzo a quella creazione che attende «con impazienza la rivelazione dei figli di Dio» perché essa «nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21). I rimandi neotestamentari sono poi d’obbligo in quest’opera, perché Francesco arrivò alle stigmate quando, aprendo la sua Bibbia più volte a caso, trovava sempre i brani relativi alla Passione di Cristo. Bellini infatti insiste sulla presenza del sacro testo, facendo vedere la Bibbia  su un rustico leggio a destra; un teschio sopra il leggio e i sandali di Francesco sotto di esso invitano a immaginare i sentimenti con cui il santo si è alzato dalla lettura per andare verso la luce – la consapevolezza della propria mortalità e l’intuizione di stare su una “terra santa”, dove l’uomo deve camminare nell’umiltà davanti a Dio......
 
di Timothy Verdon