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Un viaggio nell’Italia dipinta

di ​Antonio Paolucci

Il paesaggio italiano: quello che era ed è ancora, per le sue parti residue, il bene culturale più importante del nostro Paese, il bene che tutti gli altri comprende e significa. Cercherò di evocarlo, almeno in alcune sue parti sopravvissute, utilizzando immagini della storia dell’arte così da riproporre, per selezione antologica, il “ritratto” dell’Italia antica.
Gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena (anni trenta del XIV secolo) sono, come è noto, un manifesto politico. Il pittore e i suoi committenti (i signori Nove, l’élite oligarchica alto borghese che dominava la città) vollero raccontare gli effetti del Buon Governo, mettendoli a confronto con quelli, nefasti, del Cattivo Governo. Nella scena del Buon Governo è descritta la città ricca e in pace nella concordia operosa dei suoi ceti sociali. Quanto alla campagna, essa è ben coltivata, tranquilla e sicura. I malfattori finiscono sulla forca, la terra è fitta di contadini al lavoro, percorsa da viandanti e da gentiluomini a cavallo. Guardate bene questo paesaggio dipinto quasi settecento anni fa. Osservate le colline tondeggianti tenute a pascolo o coltivate a grano, le partiture geometriche dei campi nei poderi più vicini alla città, la trama regolare delle vigne, le rare case coloniche e le fattorie isolate. È un paesaggio vasto, arido, luminoso e melodioso. I colori dominanti sono il giallo del grano, il grigio e il bruno delle terre arate, il verde malva e l’ocra dei pascoli, il verde nero dei lecci e delle querce. Se avrete modo di osservare dal vivo lo stesso paesaggio descritto da Ambrogio Lorenzetti, da un punto di vista sopraelevato (per esempio dalla Torre del Mangia nel Palazzo Pubblico), e da lassù allargare lo sguardo su tutta intera la terra di Siena, la fatica della salita sarà compensata da una consolante constatazione. Il paesaggio non è mutato in modo apprezzabile in sette secoli. Ecco di fronte a voi il paesaggio del Lorenzetti, splendente di giallo-oro d’estate, striato di tenero verde d’inverno e in primavera. […]