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Tuscia, cieli romanici

Da Tuscania a Tarquinia il Lazio settentrionale è ricco di capolavori dell’architettura medievale

​«Laudato sii o mio Signore per questo santo monno, che ce ponno campà tutti… pure quelli che non ponno». Mentre Totò in saio francescano recita a Ninetto Davoli il suo Cantico ironico e popolare, sullo sfondo di una campagna assolata si stagliano una torre e il corpo di una basilica. Sono quelli di San Pietro a Tuscania. L’atmosfera senza tempo della Tuscia, terra magica e arcana che affonda le radici tra le genti etrusche, dovette essere determinante per Pier Paolo Pasolini nella scelta di girarvi le scene cruciali di Uccellacci e uccellini (1966). Non fu l’unico regista a restare colpito dalla nobiltà rurale di Tuscania. La chiesa di San Pietro è stata un set straordinario per molti capolavori, da Monicelli che vi girò scene dell’Armata Brancaleone a Orson Welles che nelle ombre della cripta ambientò il suo Othello; Zeffirelli la scelse per Romeo e Giulietta, Liliana Cavani vi portò Mickey Rourke per il suo secondo Francesco, fino ad Andrej Tarkovskij che vi girò alcune scene di Nostalghia.
Tuscania è uno dei principali centri del romanico nel Lazio. Molto più di Roma, dove il prestigio simbolico e visivo della tradizione – imperiale e papale – è così forte da tenere al di fuori del perimetro delle mura le caratteristiche più moderne (ed europee) dello stile. La storia della regione, il cui il territorio attuale non coincide con l’organizzazione antica, vede invece una situazione più variegata. A nord troviamo la Tuscia, l’area da cui si estende il Patrimonium sancti Petri, accentrato sulla grande diocesi di Tuscania e quindi Viterbo. Qui si possono registrare i maggiori punti di scambio con il romanico lombardo e toscano, evidenti, ad esempio, nella presenza di cripte. San Pietro a Tuscania condensa in sé molti di questi elementi. La basilica è la testimonianza della gloria e la potenza raggiunta, e perduta, da questa città. La chiesa sorge sull’acropoli che fu già etrusca e romana, quindi centro di potere dei vescovi, dei quali sorge ancora il palazzo accanto alla basilica. Lo spostamento della sede vescovile a Viterbo ne segna il declino. Oggi la chiesa sorge isolata tra i campi e i ruderi, mentre il centro abitato si è spostato più a nord.

di Alessandro Beltrami