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Tappeti di pietra, basi dell'abitare

Il pavimento e la tradizione architettonica: da necessità del costruire a spazio vitale e simbolico

​Fondata su inevitabili necessità, la tradizione di rendere solida e ben ancorata alla terra ogni architettura nobilitò le parti più basse degli edifici con componenti decorativi – modanature, bugnati, pavimenti – che non trascurarono il durevole aggancio, tramite fondazioni nascoste alla vista, con il terreno, a sua volta esaminato scrupolosamente. Basare la casa sulla roccia, non costruirla sulla sabbia, è immagine evangelica (Mt 7, 24-27) che traduce in modo esemplare il legame tra l’impegno degli uomini al rapporto con Dio e la loro consapevolezza di essere abitanti di un pianeta, per l’appunto chiamato Terra, che chiede accorgimenti ben calibrati per risultare sicuro. Ci dice anche, con grande semplicità, che noi tutti abitiamo tra cielo e terra, attratti verso l’alto ma ancorati temporaneamente in basso.

In un’originale teoria un architetto tedesco del XIX secolo, Gottfried Semper, ha distinto nettamente il basamento architettonico dal suo elevato: il primo è per lui struttura portante; il secondo “rivestimento”, ottenuto tramite tessitura dei più diversi materiali, della porzione di spazio che protegge le più importanti relazioni umane interpersonali. L’immagine anticipa, in un certo senso, molte ricerche dell’architettura contemporanea, poiché suggerisce quelle possibilità di leggerezza, trasparenza e verticalità dei fabbricati che le tecniche costruttive più recenti e l’uso di materiali innovativi – quali cemento armato, vetro e acciaio – hanno consentito. Invita però anche a non dimenticare che l’edificio, non può, d’altro canto, essere ideato e costruito indipendentemente dal terreno su cui posa, dal suo pavimento......

di Maria Antonietta Crippa