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Scrivere la città. Diari da Assisi

Nelle pagine dei cronisti, degli storici e dei romanzieri c’è tutto il fascino di un luogo che ha attraversato i secoli senza perdere il suo carattere insieme aspro e denso di spiritualità

Elio Ciol, Arrivando ad Assisi (1990)

Elio Ciol, Arrivando ad Assisi (1990)

​Non è più, il nostro, tempo di diari di viaggio. Forse non è neppure più tempo di viaggi, ma solo di turismo. È così che milioni di visitatori attraversano Assisi: frettolosi e ammirati, affannati a rubare in una foto, in una cartolina, un po’ del suo incanto. È però sufficiente far girare indietro la ruota dei secoli, senza fretta, per godere del piacere tutto speciale di visitare Assisi attraverso le pagine, spesso folgoranti per acume e sensibilità, dei molti viaggiatori – alcuni illustri, altri oscuri testimoni del tempo – la cui penna ha indugiato sulla «fertile costa» cantata da Dante. Si scopre allora che la città, negli ultimi cinquecento anni, è così poco cambiata che l’umanista Flavio Biondo riconoscerebbe nei particolari «la antichissima città d’Assisa posta su un alto colle; longe da Classio tre miglia, patria di san Francesco, il quale vi ha anco hoggi le sue sante reliquie, con un tempio più magnifico, e più bello di altro che habbia Italia», da lui descritta a metà del Quattrocento.
 
Con il Medioevo termina anche il periodo “eroico” della storia di Assisi, che scivola in una plurisecolare crisi economica e demografica cui spetta, peraltro, il merito del tutto inopinato di consegnare alla posterità un paesaggio urbano di stupefacente fedeltà al passato. I risvolti drammatici di questa crisi li ritroviamo, più di cento anni dopo Flavio Biondo, nelle parole del funzionario pontificio Cipriano Piccolpasso, che nel 1565 scrive: «È la città in sé mal composta, vi si veggano molte case disabitate et distrutte contigue con l’habbitate, al ch’ella somiglia più tosto ad un residuo di città che città compita, credo cossì dal tempo o dalle guerre ridotta». Ma la crisi è anche culturale: l’arretramento di posizioni del francescanesimo più radicale nel sistema di culto instaurato dopo il Concilio di Trento si traduce in una generale caduta d’interesse verso Assisi, che per lungo tempo rappresenterà solo una possibile escursione da Foligno, a sua volta comoda tappa sulla strada da Roma a Loreto, nuovo faro dei pellegrinaggi......
 
di Francesco Lampone