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San Giulio, l’isola dei miracoli

Il monastero Mater Ecclesiae sul Lago d’Orta fondato da madre Cànopi quarantacinque anni fa

​Maria Maddalena Magni


E' una storia che comincia nell’autunno del 1973. La piccola comunità dell’isola abitava nel Palazzo Vescovile vicino all’approdo. Tutto allora sembrava enorme, smisurato. Le celle erano collocate in ampie stanze completamente prive di arredamento, con i soffitti a cassettoni: uno strano miscuglio fra l’agiatezza d’altri tempi e la nostra povertà, avara perfino dell’indispensabile.
Un giorno – nella primavera del 1975 –, avendo scovato un passaggio che rendeva più facile l’ingresso al matroneo della basilica, dove ci recavamo per la preghiera, ci radunammo davanti all’apertura con tanto di libro liturgico per cantare l’antifona: Ego sum ostium! Io sono la porta. Ero l’ultima, o meglio la prima arrivata dopo la fondazione, capostipite di una lunga schiera di sorelle, e rimasi letteralmente sbalordita dalla naturalezza con cui la liturgia dava voce alle vicende quotidiane.
Giunte da pochi mesi sull’Isola di San Giulio, eravamo ancora senza acqua potabile e senza riscaldamento, ma ci mettemmo subito all’opera per passare dall’uso del breviario latino a quello italiano. La liturgia è cresciuta con noi, giorno dopo giorno, nel desiderio di trovare il “nostro” modo di vivere la lode di Dio dignitosamente, con proprietà, nonostante l’esiguità delle forze. La madre fondatrice – Anna Maria Cànopi – volle fin dall’inizio che la giornata fosse scandita dall’Ufficio divino, da Mattutino a Compieta, comprese le Ore minori, recitate o meglio cantate insieme nel coro, il cui luogo variava spesso, perché il monastero era ancora tutto da “inventare” nella sistemazione logistica. Anche se stavamo imbiancando o verniciando, non era consentito mancare di presentarsi in veste dignitosa all’appuntamento dell’Opus Dei.
Adesso chi entra nella meravigliosa basilica di San Giulio e sente cantare in un curatissimo gregoriano le parti della Santa Messa non può certo sospettare i nostri modesti inizi, di cui siamo peraltro fiere. Erano gli anni difficili della riforma liturgica in cui poteva sembrare comodo sbarazzarsi di tanti retaggi del passato. La saggezza della nostra Madre, invece, ci permise di trovare un equilibrio sapiente fra l’italiano e il latino. Diede inoltre un inconfondibile tocco di autenticità a ogni preghiera, che recitava con voce chiara e penetrante.
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