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Quel volto che sfida l’arte

Dalla regalità dei mosaici bizantini alla quotidianità di Rembrandt: così la cristianità ha raffigurato Gesù insieme eterno e contemporaneo

Cristo Pantocratore (XII secolo), mosaico. Cefalù, duomo, abside (Scala)

Cristo Pantocratore (XII secolo), mosaico. Cefalù, duomo, abside (Scala)

Se Gesù fosse nato in Grecia, qualche artista avrebbe senz’altro eseguito il suo ritratto. Il popolo che amava tanto l’arte e il vedere, che per dire “so” diceva “ho visto” (oida), non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di tramandarci il volto del Figlio dell’Uomo. Non è andata così. Di ritratti di Cristo esistono quelli, per così dire, devozionali, dalla Sacra Sindone al Mandylion, ma non ce ne sono di artistici. O, meglio, gli artisti hanno espresso una loro idea del volto di Cristo, non una copia realistica. È un peccato. È vero che la somiglianza in un ritratto non è fondamentale. Michelangelo, quando gli obiettavano che aveva scolpito un Giuliano de’ Medici poco simile all’originale, replicava che dopo qualche secolo nessuno se ne sarebbe più accorto. Ma Gesù non è Giuliano de’ Medici. E a molti sarà capitato di condividere il rammarico espresso una volta dal cardinal Biffi: «Pensate, una vita dedicata a Gesù Cristo e non so neanche di che colore aveva gli occhi!».In ogni caso l’arte si è sempre interrogata sul volto di Gesù, e qui ne vedremo solo alcuni esempi, scelti fra gli infiniti possibili. Iniziamo da uno dei più intensi di tutti i tempi: il Cristo Pantocratore del duomo di Cefalù, che è stato anche scelto come icona dell’Anno della fede. Pantocratore significa “Signore di tutte le cose” e poche opere come questa sanno comunicare un senso insieme di maestosità e di mitezza, di onnipotenza e di misericordia....

di Elena Pontiggia