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Quando il demone assume un volto

Nell’iconografia cristiana il serpente dell’Eden ha spesso la faccia femminile. Mentre nella lotta con san Michele e con san Giorgio il drago si colora di tratti fiabeschi

Michelangelo, Peccato originale e cacciata dal Paradiso terrestre (1510 circa), affresco, particolare. Roma, volta della Cappella Sistina

Michelangelo, Peccato originale e cacciata dal Paradiso terrestre (1510 circa), affresco, particolare. Roma, volta della Cappella Sistina

Draco, in latino, significa sia drago sia serpente. Sono simboli che appartengono a tutte le culture, tanto che se volessimo enumerarne le declinazioni non basterebbe un libro intero. Nell’iconografia cristiana comunque il serpente è raffigurato soprattutto come il tentatore dell’Eden, mentre il detto evangelico «Siate prudenti come serpenti» (Mt 10,16) ha ispirato qualche immagine allegorica, per esempio quella in cui il poco simpatico animale diventa un attributo della logica.
 
Una delle raffigurazioni più suggestive del demonio nell’Eden è la Tentazione di Adamo ed Eva (1424-1425) affrescata da Masolino nella cappella Brancacci al Carmine di Firenze. I libri di storia dell’arte si soffermano sempre sull’eleganza delicata dei due progenitori, contrapponendola all’immagine potente e disperata che ne dà, nella stessa chiesa, Masaccio. Un tempo, tra l’altro, si diceva che Masolino era ancora tardogotico e Masaccio già rinascimentale, mentre oggi si tende a sottolineare la dimensione classica anche del primo. Sul serpente, invece, non ci si sofferma mai, un po’ come quando nei Promessi sposi il cardinal Borromeo e l’Innominato appena convertito si mostrano insieme e dietro di loro viene don Abbondio, cui nessuno bada. Non sappiamo don Abbondio, ma il rettile di Masolino sarebbe il caso di osservarlo bene. Intanto ha un volto femminile (come voleva la tradizione popolare medioevale), con un’aggraziata capigliatura bionda, e ha un corpo lungo, molle e ondulato come i boa di struzzo che indossavano le dive della Belle Époque. Inoltre, con invenzione curiosa, non si accontenta di dare a Eva la mela, ma si ferma a vedere se la sua azione va a buon fine. Per questo si sporge dall’albero intorno a cui inanella le sue spire – e a cui anche Eva si appoggia, quasi intrecciandosi con lui – per assicurarsi che lei mangi il frutto proibito. Masolino, insomma, coglie quell’attimo sospeso in cui il peccato non è ancora stato commesso e in cui, forse, si può ancora non commetterlo…...
 
di Elena Pontiggia​