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Perché mi guardi e non favelli

Il ritratto è antico quanto l’arte stessa.Dal Fayyum a Giorgio de Chirico, viaggio in un genere sempre attuale

Se la parola “ritratto”, come insegna l’etimologia, deriva dal latino retrahere che significa “far tornare, trattenere” ma anche “salvare” (e analogamente il francese portrait, il tedesco porträt, il russo portret derivano da protrahere che significa “tirare fuori” e “rivelare”); se, dunque, l’etimologia della parola rimanda a un’idea di imitazione ma anche di intuizione, si può dire che il ritratto sia antico quanto l’arte. A Gerico, per esempio, si sono ritrovati teschi umani con sembianze ricostruite col gesso e conchiglie al posto degli occhi: quasi un tentativo estremo di non far dimenticare per sempre il volto del defunto.
Nella cosiddetta oasi del Fayyum e in altre aree dell’Egitto sono stati invece rinvenuti molti ritratti funebri, divenuti giustamente famosi; dipinti su tavolette di legno, che venivano poste sulle mummie in corrispondenza del volto del defunto, sono databili tra la fine del primo secolo avanti Cristo e la metà del terzo secolo dopo Cristo. Quello qui riprodotto, ritrovato nella necropoli di er-Rubayat, è oggi conservato al British Museum di Londra dove, tra l’altro, sono esposte anche alcune mummie con la tavoletta ancora sul volto. Impressiona vedere la vividezza dello sguardo, gli occhi grandissimi e spalancati, di questi nostri ignoti fratelli di duemila anni fa. Sembrano vivi: anzi, dovremmo chiederci non se sono vivi loro, ma se lo siamo noi......

 

di Elena Pontiggia