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Non un’altra vita ma una vita altra

Nella Bibbia tra Primo e Nuovo Testamento c’è una differenza sostanziale sulla visione dell’aldilà

La morte strappa le persone e ogni vivente alla vista. I corpi vengono tumulati sottoterra o esposti o bruciati e in breve tempo non esistono più nella forma in cui erano vissuti nel mondo, scomparendo per sempre agli occhi di chi li aveva conosciuti e amati.
Che cosa ne è dei morti? «Morire è solo non essere visto. / Se ascolto, sento i tuoi passi esistere / come io esisto», scrive Fernando Pessoa. Per l’umanità la domanda pressante sulla morte imbocca fin da tempi lontanissimi la strada della ricerca di un luogo. Le culture antiche rispondono sviluppando uno scenario del dopo-morte con la raffigurazione di immaginari paesaggi.
«Tremendo ai vivi veder queste cose!», dice la madre di Ulisse al figlio, sceso «nelle case putrescenti dell’Ade» (Odissea, XI, 156; X, 512). La rappresentazione dell’aldilà trasmessaci dalla cultura greca antica, una delle due grandi sorgenti della cultura occidentale insieme alla Bibbia, descrive un luogo sotterraneo, informe, pauroso, immerso nella nebbia, tra gorghi e acque pericolose, dove i morti, esangui, «come ombre vane svolazzano» in massa. Giovani e vecchi, imbelli ed eroi (Odissea, X, 95), tutti privi di mente, sentimenti e voce.
Nella letteratura latina il più grande pittore di paesaggi ultraterreni è Virgilio. Il suo aldilà è un luogo ordinato da una legge etica, che distribuisce e separa i defunti in zone ben distinte: «il mondo sotto la terra in tenebra fonda sepolto» – il Tartaro, teatro dei peggiori tormenti e torture (Eneide, VI, 267) –, e uno spazio sopra la terra, irraggiato dalla luce del sole, tra «boschi ombrosi [...] e morbide sponde e prati freschi di rivi» (Eneide, VI, 673-674), dove i morti si esercitano in gare, lotte, danze, nelle arti e in ogni buona passione che amarono in vita. L’alto e il basso corrispondono al bene e al male e la collocazione dei morti è quindi conseguente a un giudizio sulla loro vita. L’aldilà prende così la forma di un paesaggio modellato su valori morali.
Nella Bibbia l’idea di una forma di sopravvivenza dopo la morte non è mai assente, dal sangue di Abele ucciso che grida a Dio dal suolo, al fantasma di Samuele evocato dalla negromante (1 Sam 28,7), fino alle visioni dell’Apocalisse, così ricche di colori, di numeri, di musica.

di ​Ermes Ronchi e  Marina Marcolini